Berlusconi a Innocenzi su Annozero: “Concertare per chiudere trasmissione”

Trani non era stata così sulla bocca degli italiani fin dai tempo di Giorgio Gaber e del trani a gogo e il nome della città pugliese (poco più di 50 mila abitanti in provincia di Bari) continua a dominare le cronache dei giornali mentre la sua procura della Repubblica continua a tenere sotto schiaffo mezzo Governo e dintorni.

Dalla procura di Trani continuano a uscire indiscrezioni sulle parole dette al telefono da Silvio Berlusconi, primo ministro nonché imprenditore tra i primi e intercettate non si è ancora capito perché. Secondo quanto si apprende, sarebbero vere e proprie eruzioni di ira e veleno, anche se, viene da notare, si tratta più di uno sfogo di rabbia impotente che di parole efficaci.  Infatti Berlusconi avrebbe detto: «Basta, finiamola con questo scandalo. Quello che bisogna concertare è che la vostra azione permetta di chiudere la trasmissione. Non voglio più vedere Antonio Di Pietro in tv».

Mentre in Italia sta montando lo scandalo da una parte e l’irritazione furibonda dall’altra, vale forse ripetere alcune considerazioni. La prima è che non sembra una grave colpa per nessuno perdere le staffe quando uno ti critica o ti attacca. Lo fanno quotidianamente nei talk show, lo hanno fatto e lo fanno sempre i potenti di tutto il mondo, solo che di solito lo si apprende molto tempo dopo, magari quando sono già morti e non mentre erano o sono in carica. Può essere una colpa, agli occhi di molte penrsone di buon senso, prendersela per Michele Santoro, bravo conduttore televisivo, ma di una trasmissione abbastanza di nicchia, seguita da persone in genere di livello culturale abbastanza alto e munite di opinioni abbastanza ferme, che non sarà certo l’ottimo giornalista a far cambiare.

La seconda è che Berlusconi delude: delude perché si fa beccare a dire le cose che avrebbe detto, parlando senza pudore, prudenza né ritegno, pochi mesi dopo essere finito nello scandalo per le sue mosse imprudenti con minorenni napoletane e escort pugliesi. Il più stupido dei criminali ci sarebbe stato attento: che lo abbia fatto l’uomo che in questo momento ha in mano più di tutti i destini del nostro paese ci fa un po’ paura perché non è affidabile.

Poi Berlusconi delude anche per la sua impotenza, perché dopo avere messo tutti gli uomini di sua fiducia nei posti chiave dell’apparato mediatico pubblico, non riesce a fare nulla, perché Santoro è ancora lì e Di Pietro imperversa. A leggere le varie intercettazioni e a connettere le varie informazioni che riguardano Innocenzi, berlusconiano della prima ora, anzi, antemarcia, emerge un personaggio a due livelli. C’è l’uomo di fiducia assoluta del Capo, immarcescibile, che tiene bene sotto controllo l’Autorità delle comunicazioni, lo snodo di infinite decisioni che valgono miliardi per il sistema radio-tv-giornali-telefoni italiano; c’è l’amico di una vita, fedele, leale fino alla morte e oltre ogni limite, che si becca gli improperi del Capo, gli fa da sfogatoio, lo lascia parlare, riporta le sue volontà anche quando fanno a pugni con il buon senso. Spesso non ci riesce e allora quasi lo si vede stringersi nelle spalle come per dire: ce l’ho messa tutta, ma che ci posso fare? Così è nel caso che ora dà scandalo.

Berlusconi in questa vicenda delude, e forse proprio questa è una ragione di nervosismo per lui, perché ne esce indebolito, nella sua immagine di titanica onnipotenza: anche se questo è il bello della democrazia, la cosa fa paura, perché uno tenace, pur di riuscire nel suo intento, può essere indotto in tentazione a compiere atti inconsulti.

Poi Berlusconi delude perché certe cose non si devono proprio dire, meno che mai le deve dire un grande esponente sedicente liberale, che invece così facendo su comporta da piccolo gaulaiter nazista o da capetto comunista. I grandi della terra hanno fior di addetti stampa cui affidano questi compiti ingrati, loro non si sporcano le mani. Invece di incaricare Paolo Bonaiuti, che è lì per questo, Berlusconi ha alzato la cornetta, ha straparlato e ha fatto, come disse Indro Montanelli a proposito del capo di una grande azienda italiana, la figura del caporale.

Berlusconi frequenta tanto il presidente francese Nicolas Sarkozy, gli racconta le barzellette, ma non ha imparato nulla. Quando uno dei più importanti e gloriosi settimanali del mondo, il francese Paris Match, ha pubblicato la foto della ex moglie di Sarkozy, Cecilia, in compagnia del suo amante col quale era fuggita a New York, Sarkozy non si era fatto mica beccare la telefonata o il bigliettino minaccioso all’indirizzo dell’editore della rivista, Arnaud Lagardere (soprattutto grande fornitore di aerei da guerra per l’aviazione francese). Però, sarà un caso, ma il direttore poco dopo è stato licenziato.

Si sarà inferocito anche Sarkozy, si sarà anche lui sfogato con qualcuno, ma nelle segrete stanze del ministero dell’interno, che allora occupava e non al telefono con qualche vecchio copain, come è Innocenzi per Berlusconi. Sapendo che non un pm di Nantes o di Angers, ma il suo superiore primo ministro Villepin lo voleva incastrare in uno scandalo a base di servizi segreti e intercettazioni, Sarkozy si è ben guardato dal farsi sorprendere con le dita nella marmellata. Avrà incontrato Lagardere in qualche tenuta di campagna, in mezzo a un bosco lontano da tutti gli avrà esposto il caso e voila il direttore non c’era più, senza grandi strascichi o polemiche.

Ultima considerazione: che c’entri Trani in tutto questo non si sa, ma questo è un problema del ministro della giustizia. Resta il fatto che è indecoroso che quel che è stato registrato sia stato detto, e non solo da parte di Berlusconi; che sia stato registrato; che sia stato divulgato; e che per il peccato di aver voluto qualcosa senza ottenerla (catechiscmo: si pecca per pensieri, parole, opere, omissioni) un singolo sostituto procuratore  possa pensare di interdire un capo di governo. Anche perché al contrario c’è un giorna, il Corriere della sera, che scrive che forse tutto finirà nel nulla.

Torniamo alla frase incriminata: «Basta, finiamola con questo scandalo. Quello che bisogna concertare è che la vostra azione permetta di chiudere la trasmissione. Non voglio più vedere Antonio Di Pietro in tv». Questo sarebbe il contenuto esplosivo di una delle telefonate del novembre 2009 tra Silvio Berlusconi e il commissario dell’Autority per le comunicazioni, Giancarlo Innocenzi, intercettata dalla procura di Trani. Secondo quanto riportano oggi Il Corriere della Sera e La Repubblica, a questa esplicita richiesta del premier, Innocenzi avrebbe risposto: «L’ho chiesto anche a Calabrò», cioè Corrado Calabrò, presidente dell’Agcom.

La data è 12 novembre  e, secondo La Repubblica, su Rai 2 è in onda Annozero, si parla del caso del sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, per il quale la procura di Napoli ha chiesto l’arresto. Silvio Berlusconi prende il telefono e chiama il commissario dell’Agcom, Giancarlo Innocenzi: «Ma la stai guardando la trasmissione? – gli dice – È una cosa oscena! Adesso bisogna concertare una vostra azione che sia di stimolo alla Rai per dire: adesso basta, chiudiamo tutto!». Il presidente chiude. Poi richiama: «Non si può vedere Di Pietro che fa quella faccia in televisione!» commenta, riferendosi al leader dell’Italia dei Valori ospite di Michele Santoro insieme con il vicepresidente della commissione Antimafia Fabio Granata (Pdl), il direttore di Libero Maurizio Belpietro e il giudice Piercamillo Davigo.

Continuano dunque le indagini sul caso Rai-AgCom e continuano ad addensarsi le ombre e i dubbi. Dalle notizie uscite ieri sembra che il nome del direttore del Tg1 Augusto Minzolini non sia nel registro degli indagati e che ci siano invece quelli di Berlusconi e di Innocenzi. Il giallo sarà svelato ufficialmente soltanto la prossima settimana quando – assicurano gli investigatori – verranno depositati i primi atti. E fatte le prime comunicazioni agli indagati.

Parlamentari e ministri nelle intercettazioni. Nelle intercettazioni intanto spuntano i nomi di una ventina di parlamentari e di cinque ministri che parlavano con uno degli indagati. Fra loro (una ventina in tutto) i nomi di Giulio Tremonti, Paolo Bonaiuti, Sandro Bondi, Roberto Maroni, Marcello Dell’Utri, Gianni Alemanno, tutti ascoltati mentre parlano con Giancarlo Innocenzi. Sono chiamate che tutt’al più possono avere rilevanza politica e non penale, rivelano gli investigatori. E che quindi verranno stralciate al più presto.

Un pool per le indagini. Ieri mattina il capo della procura, Carlo Maria Capristo, ha deciso di affiancare altri tre pubbliciministeri al titolare delle indagini, Michele Ruggiero. Potrebbe essere il segno di un’improvvisa necessità di accelerare le fasi dell’inchiesta dopo la fuga di notizie oppure la testimonianza del fatto che i rapporti procuratore-pm sono tesi. Capristo infatti si sarebbe detto contrario a firmare una possibile misura cautelare di interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi forse proprio perché non si fida abbastanza del suo sostituto. Tanto che gli ha affiancato tre pubblici ministeri: Ettore Cardinali, Marco D’Agostino e Fabio Buquicchio. Che dora in poi dovranno lavorare di concerto.

Competenza territoriale. Ultimo punto oscuro della vicenda è la competenza territoriale. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano parla di «un problema gravissimo di competenza territoriale ». La questione sarà di sicuro affrontata nelle prossime settimane. E l’indagine potrebbe anche essere spostata altrove.

Audizione di Santoro. Martedì verrà ascoltato come persona informata sui fatti, Michele Santoro: il giornalista consegnerà nelle mani del magistrato una lettera datata 21 settembre 2009, al centro di alcune intercettazioni telefoniche tra Berlusconi e Innocenzi. La lettera – sollecitata dal premier – è scritta da Masi, non controfirmata da Calabrò, e serviva a diffidare Santoro a mandare in onda la ricostruzione in tv del processo Mills: la Rai, altrimenti, non avrebbe rischiato una multa pari al 3 per cento del suo fatturato, che è di 90 milioni di euro. Non sarebbe l’unica pressione che Santoro avrebbe subito. Il conduttore di Annozero (la redazione è pronta a costituirsi parte lesa nel procedimento) consegnerà un dossier ai magistrati che proverebbe altre intimidazioni, come quelle ricevute prima della puntata su Marcello Dell’Utri o Gianpaolo Tarantini.

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