Berlusconi chiude Palazzo Grazioli: trasloco nella villa sull'Appia Antica in cui visse Zeffirelli Berlusconi chiude Palazzo Grazioli: trasloco nella villa sull'Appia Antica in cui visse Zeffirelli

Berlusconi trasloca: chiude Palazzo Grazioli e va nella villa sull’Appia Antica in cui visse Zeffirelli

Silvio Berlusconi chiude Palazzo Grazioli. Il leader di Forza Italia ha lasciato la storica residenza romana, per trasferire il suo quartiere generale nella villa sull’Appia Antica, in cui visse il regista Franco Zeffirelli. 

La dimora, già di proprietà del Cavaliere, era stata concessa in comodato d’uso al regista fiorentino, scomparso lo scorso anno. Berlusconi la comprò nel 2001 per 3 miliardi e 775 milioni e la prestò al regista suo grande amico ed ex parlamentare di Forza Italia.

Da qualche mese nella residenza sono in corso lavori di ristrutturazione, per quella che sarà la nuova sede azzurra nella capitale.

Berlusconi, il trasloco per limitare le spese

Secondo quanto riferito dal Messaggero, il trasferimento sarebbe dovuto ad una “scelta di eliminare spese superflue”.

Palazzo Grazioli è in affitto a circa 40mila euro al mese, ma dopo essere stata fin dagli esordi la residenza romana del Cavaliere e base del Pdl a Roma, da circa due anni non viene più usata.

Oggi l’edificio, scrive il Messaggero, è frequentato “da quattro segretarie, un autista e alcuni uffici”, mentre le riunioni di Forza Italia si tengono nella sede di piazza San Lorenzo in Lucina.

Il trasloco dovrebbe avvenire dopo l’estate e segnare così la fine di un’epoca, cominciata nel 1996, con la discesa in campo di Berlusconi.

Così tramonta uno status symbol, quella che nell’immaginario collettivo era “La casa di Silvio Berlusconi”, dinanzi alla quale si fermavano frotte di scolaresche, turisti e questuanti di ogni genere.

Palazzo Grazioli, edificio cinquecentesco nel pieno centro di Roma, ha visto passare la storia politica italiana degli ultimi venti anni, con i dirigenti azzurri che occupavano stabilmente il primo piano, altrimenti noto come parlamentino. Nonché teatro delle tanto chiacchierate “cene eleganti” del Cavaliere. (Fonte: Il Messaggero).

 

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