Berlusconi ammette di avere perso 13 punti di popolarità. Anche se nessuno tranne lui ha mai visto i sondaggi

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha iniziato la settimana con una raffica di esternazioni. La più significativa dal punto di vista politico è stata: «Il governo italiano è quello più stabile e sicuro dell’Occidente». Gli ha fatto eco Gianfranco Fini: «La maggioranza è solida». Berlusconi stava “rispondendo” ad alcuni editoriali dei giornali stranieri. «Ho letto alcune cose che vorrei correggere, ne ho sentite di cotte e di crude», dice il premier ribandendo la compattezza dell’esecutivo.

Berlusconi adduce quattro motivi per sottolineare la forza del governo: Il legame anche di amicizia tra le forze politiche che compongono l’esecutivo, le “due elezioni vinte”, la popolarità più alta per un Capo di governo (il 62,3%; ) e il fatto che «il nostro Paese è stato il più attivo sulla scena internazionale».

La vera notizia però è nell’indice di popolarità, che Berlusconi ammette essere calato di quasi13 punti, rispetto al 75% da lui sbandierato non più di un mese fa, anche se, a dire il vero, non risulta che nessuno del pubblico abbia mai avuto accesso a quei sondaggi, dei quali ha sempre e soltanto parlato Berlusconi, senza però citare mai fonti, criteri, istituti di ricerca.

Ha detto ancor Berlusconi: «Ne sento di cotte e di crude, abbiamo tenuto sotto controllo i conti pubblici e non abbiamo mai messo le mani nelle tasche degli italiani, abbiamo messo in atto una serie di interventi per sostenere diversi settori in crisi», conclude il presidente del Consiglio.

Berlusconi nel corso della giornata ha avuto modo di citare il giornalista Giampaolo Pansa, autore della battuta: “L’opposizione è un cadavere che cammina”; di ribadire che il piano della ricostruzione è ambizioso, ma “Vinceremo” (non l’ha già detto qualcuno?) ; di dichiarare guerra a paradisi fiscali e “derivati”; di ribadire che la crisi ha sfebbrato; di parlare di conti pubblici (37 miliardi di entrate in meno); di dare ragione al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla necessità di un abbassamento dei toni della polemica politica, e poiché la polemica riguarda principalmente lui, lui non poteva non dirsi cristiano.

Quasi a riprova della coesione fra gli esponenti della maggioranza di destra, gli ha fatto da spalla il presidente della Camera Gianfranco Fini, con una serie di dichiarazioni del tipo: “Anche se qualcuno spera in una crisi di governo, ciò non avverrà perché la maggioranza è solida”; la leadership del pdl non è in discussione; “per gli italiani le vicende personali appartengono alla sfera privata, e giudicano un governo per ciò che fa”.

Gestione cookie