Berlusconi al bivio decisivo: Bruxelles a mani nude o il Quirinale

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 25 Ottobre 2011 - 11:34 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E adesso? Dopo il nulla di fatto iniziato al Consiglio dei Ministri, proseguito a cena e terminato nella notte, come si presenterà Berlusconi domani al vertice europeo? Salirà con gli occhi di tigre deciso a vender cara la pelle le scalette dell’aereo per Bruxelles o avanzerà triste e sfiduciato lo scalone di marmo del Quirinale? Per ora, l’unica cosa certa è lo straordinario clima di incertezza: alle 10 e mezza di stamani il ministro Matteoli non esclude l’eventualità che il Governo cada. A poche ore dall’esame europeo Berlusconi non potrà esibire il taglio alle pensioni, su questo Bossi è stato categorico. La riforma del sistema pensionistico, però, era materia d’esame obbligatoria: materie alternative a disposizione al momento non ce ne sono. Stavolta domande a piacere non sono previste.

Anche a tarda notte Gianni Letta scongiurava il premier: “Non possiamo presentarci a mani nude”. Sì perché, visto l’ostacolo insormontabile, Berlusconi  aveva deciso di non convocare altri Consigli dei ministri e di rinunciare a presentare il Decreto Sviluppo a Bruxelles, oppure un documento analogo se non la bozza di decreto legge. Finirà che sottoporrà ai colleghi dei governi europei una sorta di documento programmatico, in cui siano specifficati obiettivi e scadenze.

La Ue pretende impegni scritti e vincolanti, qualcosa di ben diverso da una dichiarazione di intenti, un foglietto dei desideri. Le reazioni potrebbero essere durissime, altro che il dileggio previo sorriso che pure ha offeso l’orgoglio nazionale. Berlusconi diventerebbe a questo punto l’affondatore dell’euro, con l’aggravante di essere il primo ministro di un Paese fondatore. Berlusconi sarebbe l’unico a rimetterci, perché Bossi, forse potrebbe considerare quello di Bruxelles un assist insperato per staccare la spina al governo. E permettere alla Lega di tornare dura e pura come reclama la base, senza dar l’impressione di esservi costretto da Maroni. Ricompattando il movimento e giocando la propria partita al di fuori del recinto governativo, all’opposizione facendo il pieno di voti.

Il Cavaliere si trova veramente di fronte a un vicolo cieco. Altre, numerose volte il suo governo è stato appeso a un filo o a un centimetro dal precipizio: stavolta l’enfasi sul rischio di caduta sembra inappropriata, tanto appare vicino. Un passo in avanti è sconsigliato, visto che in mano ha solo scartine ingiocabili. Il passo indietro è escluso perché nessuno infila volontariamente la testa nello scorsoio. Restava in piedi l’ipotesi del passo di lato. Un Governo Letta o Schifani sostenuto dal Terzo Polo di Casini e Fini come respirazione bocca a bocca a una legislatura agonizzante. Bossi gli ha già detto di no, con l’Udc dentro la legislatura è morta.