Non solo tv, Berlusconi medita il “Botto”: una lettera-sos alla giustizia europea

Silvio Berlusconi

Era un giorno iracondo e nervoso, come le “notti buie e tempestose” con cui Charlie Brown iniziava  alla macchina da scrivere i suoi racconti mai finiti e sempre fermi alla prima frase. Era un giorno iracondo e nervoso, non del bambino-adulto del fumetto di Schulz, ma del premier del governo italiano. Un giorno in cui Silvio Berlusconi chiamò Franco Frattini, ministro degli Esteri e gli disse: leggi qua. Da leggere c’era la lettera che Berlusconi aveva scritto, non si sa se con l’ausilio e consulenza di Angelino Alfano ministro della Giustizia e Ghedini, parlamentare-avvocato di fiducia. La lettera più o meno cominciava così: “Da sedici anni subisco l’attacco e l’oltraggio”. Attacco ed oltraggio dei magistrati italiani, spiegava la lettera, ai danni dell’uomo che appunto firmava la lettera, colpevole solo di “essere sceso in campo”, nel campo legittimo e sacrosanto della politica. Frattini leggeva, era ovviamente d’accordo, ma si chiedeva, in silenzio, perchè il premier la stesse facendo leggere a lui. Forse per averne un parere? Comunque Frattini era compiaciuto all’idea gentile di essere annoverato tra quelli consultati prima.

Prima, pensava Frattini, che la lettera diventasse il testo di un appello-denuncia ai cittadini italiani. Da leggere in solenne seduta al Parlamento o da leggere in tv a più vasta e qualificata platea, quella appunto dei cittadini. Ma poi, leggendo leggendo, Frattini venne colpito da un’espressione nel testo: “Io, cittadino…”. Perchè Berlusconi definiva se stesso “cittadino” e non presidente, imprenditore, leader? Una “botta” di accorta modestia? Legge ancora Frattini e finalmente comprende: la lettera non era indirizzata alle Camere e neanche ai telespettatori, la lettera aveva come destinatari i ministri della Giustizia europei. Sì, i titolari della Giustizia di Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Olanda e tutti gli altri dell’Unione. Il mittente era Silvio Berlusconi, “cittadino italiano” che chiedeva alla giustizia europea appunto giustizia contro la persecuzione giudiziaria della magistratura italiana. E quel giorno Berlusconi domandò a Frattini: cosa ne pensi, che effetto farebbe se la mandassi, cosa penserebbe e farebbe l’Europa? Frattini evitò una risposta diretta, si congratulò con l’idea, elogiò la sostanza e la forma della missiva ma un vero e proprio parere “tecnico” sulla reazione europea non lo azzardò. Però qualcosa raccontò e infatti da allora, da settimane, alla Farnesina, sede del ministero degli Esteri italiano, l’esistenza della lettera non fu più un mistero, ne parlarono e ne parlano in tanti.

Negli ultimi giorni ne ha parlato senza scendere in particolari anche Berlusconi. Un po’ allo stadio Meazza, mentre il Milan triturava il Lecce. A fianco aveva Galliani e Ibrahimovic, non interessati e non competenti. Intorno Berlusconi aveva altri amici che raccoglievano lo sfogo e la tentazioned del premier di rivolgersi come vittima all’intera Europa. Un po’ Berlusconi ne ha parlato a cena, in un ristorante. Non c’è stato bisogno di orecchiare, lo hanno raccontato i commensali. Tre le opzioni che il premier sta valutando. Il discorso al Parlamento. E’ quella che gli piace di meno, al Parlamento Berlusconi pensa sempre di giocare fuori casa. E poi il “cittadino perseguitato” che parla dal seggio del presidente del consiglio fa un po’ confusione: perseguitato il capo del governo? Seconda opzione: l’appello televisivo. E’ quella che gli piace di più: audience garantita, un po’ meno l’effetto. Non sarebbe il primo appello del genere. Potrebbe far molto rumore ma rumore che svanisce in fretta. Invece la letterta ai ministri della Giustizia europea, ecco un vero “botto”. Il rivolgersi e il denunciare insieme sulla platea internazionale, il continentale svergognare l’Anm, le Procure, il lavoro maligno di chi non accetta la volontà popolare.

In tutti e tre i casi il messaggio sarebbe lo stesso: “Non farò la fine di Craxi”. Dirlo in Parlamento però può portare male, anche Bettino Craxi sfidò il Parlamento ma, secondo la storiografia del Pdl, questo non fermò il complotto e la sovversione giudiziaria, anzi. Diffondere in tv il “Non farò la fine di Craxi” potrebbe suonare come uno scongiuro più che come una prova di forza. Il “botto” sarebbe quello di avvertire l’Europa che in Italia è in atto complotto e sovversione giudiziaria. Però…Però né Frattini né altri hanno potuto garantire a Berlusconi quale sarebbe davvero la reazione dei governi europei destinatari della lettera-sos del cittadino Berlusconi perseguitato. E se lasciano cadere, ricevono e archiviano? E se qualcuno replica non ufficialmente facendosi una risatina? E se fanno finta di crederci, e se ci credono davvero?

Domande per ora senza risposta, continuano i giorni irati e tempestosi. Se la Corte Costituzionale boccia il legittimo impedimento, se il Lodo ritarda e si insabbia, se il processo breve nasce senza la “norma transitoria” che retrodata la sua validità, se Ghedini e la Bongiorno non inventano qualcosa che cancella i processi di Berlusconi ma non quelli di migliaia di altri italiani, finisce che Berlusconi si ritrova in primavera condannato per aver corrotto l’ avvocato inglese Mills, già condannato per essere stato appunto corrotto e indotto a non fare il nome del corruttore. Serve dunque un “atto di forza”. Prima di quella data. Le elezioni anticipate restano la scelta che paga di più. Ma se ritardano o presentano contro indicazioni, allora una lettera-sos all’Europa firmata Berlusconi vittima e premier. Frattini, che effetto farebbe? Frattini ha ancora la schiena gelata, gelata da quel giorno che ha letto la lettera, all’idea di dover davvero rispondere alla domanda.

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