Tarantini al telefono con Lavitola: “Il capo sta cacato nelle mutande”

ROMA – Nelle intercettazioni telefoniche contenute nell’ordinanza di custodia cautelare della magistratura napoletana che ha portato all’arresto di Gianpaolo Tarantini e della moglie, sono riportati alcuni passaggi in cui l’imprenditore barese parla con Valter Lavitola (anche lui destinatario dell’ordinanza, ma irreperibile all’estero) dei magistrati baresi impegnati nell’inchiesta sulle prostitute portate a casa di Silvio Berlusconi e del procuratore capo di Bari, Antonio Laudati. Lo riferisce l’Ansa con un lancio di agenzia.

In particolare, scrive l’Ansa, in una conversazione del 13 luglio scorso Tarantini parla con Lavitola di un esposto che il sostituto procuratore barese Giuseppe Scelsi ha scritto al Csm contro il procuratore Laudati, accusandolo di avere rallentato le indagini sulla vicenda escort (la notizia era stata pubblicata quel giorno da Repubblica).

In un’altra telefonata del 17 luglio, ricorda l’Ansa, parla sempre con Lavitola dell‘intervista pubblicata quel giorno a Patrizia D’Addario che dice che c’e’ stato un complotto ai danni di Berlusconi e di essere stata indotta dal suo avvocato e dal pm inquirente a parlare della vicenda delle feste a casa del premier.

”Sto fatto della D’Addario?”, gli chiede Lavitola. ”Secondo me – risponde Tarantini – cosi’ come stava scritto su ‘Il Fatto’ oggi, e’ stato fatto per…per non chiudere le indagini, per non mandare l’avviso di conclusione, cosi’ non escono intercettazioni”. ”Che c’entra questo?’‘ chiede ancora Lavitola. ”Perche’ cosi’ – risponde Tarantini – riapre il caso, riapre l’indagine” (…) ”l’ha fatto apposta Laudati questo, perche’, si sono messi d’accordo, nel momento in cui riaprono l’indagine e non mandano l’avviso di conclusione, non escono pubbl…non diventano pubbliche…le intercettazioni””Pure Nicola l’ha detto, pure Perroni l’ha detto oggi’‘ aggiunge poi riferendosi ai suoi due avvocati difensori.

Ai primi di luglio, in due telefonate Tarantini parla a Lavitola della strategia processuale e della preoccupazione per il contenuto delle intercettazioni telefoniche e del rischio che vengano pubblicate. In una telefonata con Lavitola, Tarantini dice di avere parlato con il suo avvocato Nicola Quaranta che a sua volta e’ andato ”a parlare al capo”. ”La’ c’e’ un problema grosso…..”, dice Tarantini, che aggiunge di non poter parlare al telefono di queste cose. ”…praticamente quelli…dove andasti tu a parlare…che io ti avevo detto vai…vai…controlla…hanno fatto un puttanaio….un putiferio.. hanno trascritto tutto, cosa che non dovevano fare..”. ”Le mie e le sue..e …quello lui, il Capo stava cacato nelle mutande, ha detto ti prego aiutatemi…”.

”..allora – aggiunge – siccome questo dice che non sara’ piu’…non se la puo’ piu’ tenere questa cosa finale, la deve per forza mandare…….e se va’…”. ”Dice che non e’ quello che e’ uscito il mese scorso, due me….sei mesi fa, dice che sono terrificanti…..gli ha spiegato anche tutto gliele ha letto, si e’ molto aperto, gli ha detto tutto”.

”Tu mi devi fare un piacere – dice ancora – perche’ tra l’altro lui gli ha detto a Nicola di…. a ..parlare che’ lui non poteva farlo, o meglio non sapeva come farlo, di avvisare l’avvocato di Milano… di Roma….quello mio”.

Nell’altra telefonata , il 5 luglio, Tarantini parla ancora con Lavitola degli sviluppi dell’inchiesta e gli dice, in un contesto in cui non e’ chiaro a chi faccia riferimento, ”eh quello ha detto a Nicola tutt’altro, gli ha messo l’ansia…ha detto che e’ catastrofica…Lui ha detto a Nicola che il suo ruolo e’ fallito la’, hai capito, perche’ lui era convinto, ti ricordi, di archiviarla”. Lavitola ribatte: ”sissignore. il suo ruolo e’ fallito, ma nelle intercettazioni trascritte non ci sta trascritto…” Gianpaolo lo interrompe dicendo: ”no, lui dice che si evince chiaramente che c’e’ il reato di favoreggiamento”.

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