Berlusconi chiede un patto a Bossi: nessuna "bomba" da Pontida

ROMA – Silvio Berlusconi e Umberto Bossi hanno scelto il salottino dell'Airbus della presidenza del Consiglio dei ministri per siglare il patto che dovrebbe consentire al governo di superare indenne gli scogli di Pontida e della verifica. Dal colloquio, riferiscono infatti autorevoli fonti del governo, il Cavaliere e' uscito tranquillizzato e convinto che le rassicurazioni del Senatur sul fatto che dalla kermesse leghista non sara' sganciata la temuta 'bomba' contro la sua leadership o il governo. Certo, qualche sassolino dalle scarpe il Carroccio se lo togliera', ma nulla che possa davvero mettere in pericolo la legislatura.

Insomma, a sentire il Cavaliere, mentre l'aereo del 31esimo stormo li riportava a Milano (dove Berlusconi era andato per i funerali di Romano Comincioli e Bossi per una riunione a via Bellerio) il tanto atteso chiarimento dopo la 'sberla' dei referendum ci sarebbe stato. E' stato il premier, raccontano, a rompere il ghiaccio, rassicurando il leader del Carroccio sul fatto che la riforma fiscale si fara'. Giulio Tremonti, ha argomentato Berlusconi, si e' convinto e dopo quello che ha detto ieri – avrebbe aggiunto a scanso di equivoci – non puo' certo fare marcia indietro. Del resto, ha argomentato, la revisione dell'attuale sistema (come ha detto Frattini) e' il cardine di quell'azione di rilancio della maggioranza indispensabile per recuperare consensi.

A quel punto, pero', e' stato Berlusconi a chiedere garanzie sull'atteggiamento del Carroccio in vista di Pontida. Chiedendo in sostanza precise rassicurazioni che dal palco non arriveranno sorprese o attacchi, perche' il momento e' delicato e ogni nuova fibrillazione rischia di far saltare tutto. Nel farlo, il Cavaliere ha anche posto l'accento sulla presenza di troppe 'voci' all'interno del Carroccio, chiedendo al Senatur lumi sul reale equilibrio di poteri dentro via Bellerio. Il timore del premier, infatti, e' che dietro le quinte si muovano esponenti lumbard che puntano a incrinare (o forse rompere) l'asse fra i due. Berlusconi avrebbe fatto l'esempio delle dichiarazioni di Roberto Maroni sulla necessita' di tagliare le missioni all'estero e quelle di Roberto Calderoli sul trasferimento dei ministeri al Nord. Il premier, insomma, ha chiesto di serrare i ranghi. E Bossi, si ragiona in ambienti della maggioranza, avrebbe fornito tutte le rassicurazioni del caso: a Pontida – ha promesso – metteremo i puntini sulle 'i', ma non ci saranno sorprese ne tantomeno strappi. La Lega, ha assicurato, non fara' il bastian contrario e la kermesse sara' una festa di popolo. Ma anche quei 'puntini sulle i' cui ha accennato il Senatur, e' stato il rassicurante riassunto di Berlusconi, non deve preoccupare: non saranno tali da incrinare la maggioranza, ma anzi sono considerazioni condivise, che potrebbero persino farci gioco nella 'partita' col Tesoro.

Una posizione ribadita anche alla deputata 'dissidente' del Pdl Michaela Biancofiore, incontrata dal premier nel pomeriggio. Resta il fatto, pero', che lo stesso Berlusconi (ne' con Bossi, ne' con altri) e' entrato nei dettagli delle misure. Tutti nel governo, anche quelli piu' determinati nel pressing sul Tesoro, riconoscono che la riforma dovra' essere necessariamente ''a saldo zero''. L'intesa fra Berlusconi e Tremonti, infatti, prevede che unitamente alla legge delega sul fisco sia approvato il decreto sul pareggio di bilancio promesso all'Europa. Le misure sul fronte dell'abbassamento delle tasse, quindi, potranno essere limitate a qualche spostamento della pressione fiscale da una categoria all'altra. Ecco perche' nel Pdl in tanti iniziano a chiedersi se la riforma, anche qualora fosse davvero approvata in tempo, sara' sufficiente a risollevare le sorti della coalizione.

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