Berlusconi contro Renzi: sul taglio delle tasse prende in giro gli italiani

Berlusconi contro Renzi: sul taglio delle tasse prende in giro gli italiani
Berlusconi contro Renzi: sul taglio delle tasse prende in giro gli italiani (LaPresse)

ROMA – Berlusconi attacca Renzi sulle tasse. Intervistato dal settimanale Oggi, l’ex premier accusa l’attuale governo guidato dal segretario pd di “prendere in giro gli italiani” sul taglio delle tasse, perché le riduce a livello nazionale ponendo però le condizioni perché aumentino a livello locale, con i tagli alle Regioni.

«La prima cosa da fare? Quella della equazione liberale per la crescita- spiega il leader di Forza Italia -: meno tasse sulle famiglie, meno tasse sulle imprese, meno tasse sul lavoro. Uguale a più consumi, più produzione, più posti di lavoro. Naturalmente, perché tutto questo funzioni, occorre che il calo delle tasse sia reale».

«Faccio un esempio: se lo Stato riduce una tassa, come sta facendo oggi questo Governo, ma invece di risparmiare toglie fondi alle Regioni che, per far funzionare la sanità, sono costrette ad aumentare le tasse regionali, allora si prendono in giro gli italiani».

«La sinistra, anche quella moderata, ha le tasse nel suo Dna. Per questo sono preoccupato: senza un netto cambio di mentalità, quello che la sinistra sembra non gradire, temo proprio che non ce la faremo».

Dalle critiche all’avversario politico nonché “contraente più giovane” del patto del Nazareno, all’appello agli altri partiti del centrodestra perché facciano fronte comune, attaccando nemici interni di ieri e di oggi:

La “sfida non si vince mettendo insieme una somma aritmetica di sigle politiche, si vince mettendo insieme la maggioranza degli italiani, che da maggioranza numerica deve diventare una maggioranza politica consapevole e organizzata. È un sogno, è una follia? Può darsi, ma io voglio provarci ancora”.

“Solo un centrodestra unito e coeso può essere competitivo con la sinistra, anche con la sinistra in versione socialdemocratica, incarnata da Matteo Renzi. Ma unità non significa una somma di sigle o di nomenklature di partiti: non serve a nulla. Nei nostri governi è stato proprio questo il punto debole. Siamo stati sottoposti ogni giorno al ricatto di partitini attenti solo ai loro piccoli interessi di bottega ed è stato molto difficile trovare un accordo su ogni decisione. È un’esperienza che non abbiamo nessuna voglia di ripetere”.

“L’unità del centrodestra è fondamentale. Chi l’ha compromessa in questi anni, tradendo il mandato degli elettori, si è assunto una responsabilità gravissima, imperdonabile”.

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