ROMA – Mentre Berlusconi lascia Roma, con lui la figlia Marina, come informa l’agenzia Ansa, i suoi fedeli a Roma provano combattere per lui.
La notizia Ansa è delle 10,58 del 3 agosto:
“Silvio Berlusconi ha appena lasciato la sua residenza romana, Palazzo Grazioli. Con lui la figlia Marina”.
Poche ore prima, sul Giornale di famiglia distribuito in edicola ancora al prezzo di 1,20 euro, si leggeva la ricostruzione dei “retroscena” redatta da Adalberto Signore, sotto il titolo:
“Berlusconi: subito al voto Domani tutti al Quirinale. L’ex premier pensa a Marina come erede. Con lei resterebbe nel simbolo la scritta «Berlusconi presidente». Il suo unico cruccio: finirebbe nel mirino dei pm di Milano”.
Si tratta di un documento illuminante, perché, siano più o meno esatti nei dettagli i fatti riferiti, certo la cronaca di Adalberto Signore non è frutto di fantasie disancorate dalla realtà:
“Con quasi due ore di ritardo rispetto alla convocazione delle 17, Silvio Berlusconi si è presentato a Montecitorio per parlare ai gruppi parlamentari congiunti di Camera e Senato. La situazione è esplosiva. L’unica ragione per cui Berlusconi, per quanto netto e tranchant nei suoi affondi, evita accuratamente di usare toni tanto incendiari da far irrimediabilmente saltare il banco è la speranza di un intervento diretto di Giorgio Napolitano . Se davvero c’è qualche speranza che dal Quirinale possa arrivare un provvedimento di grazia, sarebbe stupido farla sfumare, benché Berlusconi non sembri crederci affatto”.
Per Berlusconi, riferisce sempre Adalberto Signore, la prima opzione è il voto anticipato e questo
“non lo nasconde a nessuno. Anzi, Berlusconi ne è così convinto che a Palazzo Grazioli si discute per tutto il giorno se organizzare una mobilitazione di piazza per domenica a Roma, una sorta di apertura di fatto della campagna elettorale”.
La manifestazione del Pdl di terrà in via del Plebiscito dove si trova la residenza romana di Silvio Berlusconi. Il programma al momento prevede solo via del Plebiscito senza altre ‘tappe’ come ad esempio il Quirinale. In un comunicato del coordinamento nazionale del Pdl si legge:
“Da tutta l’Italia ci giungono notizie di iniziative spontanee e di una vera e propria mobilitazione diffusa a sostegno di Silvio Berlusconi. Per far confluire tutte queste iniziative in un’unica direzione, invitiamo tutti coloro che vogliano manifestare subito la propria vicinanza al Presidente Berlusconi a stare con noi e con lui, domani alle 18.00, a Roma, a via del Plebiscito. Sarà l’occasione per stringerci intorno al nostro leader, e per confermare insieme a lui la grande forza e la grande determinazione di un popolo che non sa odiare, e che crede davvero nella libertà e nella democrazia”.
Non si precisa se Berlusconi rientrerà a Roma in tempo per essere con i suoi fans.
Proseguiamo con la cronaca di Adalberto Signore:
«Elezioni al più presto – è il ragionamento fatto in alcune delle riunioni della giornata- e, se necessario, con Marina in prima linea».
“Sarebbe proprio Marina Berlusconi, la figlia primogenita a raccogliere il testimone nel caso in cui Silvio Berlusconi fosse incandidabile. Per due ragioni: perché è l’unica di cui davvero si fida fino in fondo e perché questo consentirebbe di mantenere sulla scheda elettorale la dicitura «Berlusconi presidente ».
“Chi ha occasione di vedere Berlusconi lo racconta piuttosto reattivo, decisamente più tonico di giovedì sera. Certamente nell’incontro con i deputati e i senatori è lui il più lucido di tutti, con alcuni ministri che arrivano a commuoversi e altri che non fanno che parlare al passato quasi si trattasse di un commiato.
“Berlusconi no. Non ci pensa proprio. E- almeno al momento- ha in testa lo schema delle elezioni anticipate. Ecco perché i 97 deputati e i 91 senatori del Pdl rimettono il loro mandato nelle mani dei capigruppo di Camera e Senato Renato Brunetta e Renato Schifani. Perché è quello il primo passo per aprire una crisi e, in qualche modo, anestetizzare l’eventuale contromossa di Napolitano che a quel punto non potrebbe più dimettersi come aveva fatto trapelare alcuni mesi fa. Le dimissioni di quasi 200 parlamentari, infatti, sarebbero un gesto politico senza precedenti, un vulnus , ed è difficile ipotizzare che un nuovo presidente”della Repubblica possa essere votato in una simile situazione”.