ROMA – Berlusconi decaduto e interdetto: ma il suo nome nel simbolo Forza Italia ci sarà. Decaduto dalla carica di parlamentare, incandidabile alle elezioni, interdetto dai pubblici uffici: la Corte di Cassazione chiude ogni porta a Berlusconi con la sentenza che in via definitiva esaurisce il capitolo delle pene accessorie dopo la condanna (anche quella definitiva) per frode fiscale. Gli resta la sola possibilità di mettere il suo nome sul simbolo del partito.
La presenza di Berlusconi come capolista delle cinque circoscrizioni elettorali europee è invece da escludersi nonostante le quotidiane voci che da Forza Italia si levano in favore di uno strappo al regolamento. Non sarà capolista e se il 10 aprile il Tribunale di Sorveglianza di Milano gli imporrà una limitata agibilità di manovra (su permessi, viaggi, partecipazione ai comizi) sarà il protagonista di una campagna elettorale azzoppata in partenza.
E non solo dal punto di vista logistico. Il potere persuasivo del “marchio” Berlusconi è decisivo per le sorti di Forza Italia. Da sondaggi interni sembra che senza la presenza di Berlusconi Forza Italia potrebbe crollare fino al 17%, ben al di sotto della soglia psicologica del 20%; con Berlusconi quota 23% è più abbordabile, con la conferma dell’imprescindibilità del Cavaliere nello scenario politico italiano. Per questo non rinuncerà al nome sul simbolo. Per questo Forza Italia non ha carte alternative da giocarsi.
Il continuo appello a improbabili provvedimenti di grazia o la suggestione di una sfida alle leggi ribadiscono questa impotenza. Servono semmai, appelli e sfide, a procurarsi una giustificazione preventiva in caso di debacle elettorale. Segnalano l’angustia dell’offerta politica attuale di Forza Italia costretta (mai come questa volta) a presentare il suo leader come un martire della giustizia politicizzata. Il corpo assente del leader come prova della persecuzione giudiziaria cui è sottoposto.
Non potrà attaccare troppo il Governo rappresentato da Matteo Renzi, interlocutore privilegiato per le Riforme e garante della sua centralità residua. Non potrà convintamente seguire una linea anti-euro. La macchinazione anti-democratica che priva un partito del suo capo è l’unico alibi per una sconfitta attesa visto che il centrodestra si presenta in posizione di subalternità nei confronti del centrosinistra e con un volto più vecchio, meno moderno. Lasciando, al contempo, praterie dal lato delle spinte anti-sistema, leggi Beppe Grillo.
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