ROMA – Che fosse carico lo si è visto subito dopo la consultazione insieme a Salvini e Meloni da Mattarella.
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Silvio Berlusconi in sala stampa ha annunciato Salvini da consumato presentatore, deve aver ingoiato parecchio fiele ma lo ha presentato come “suo” leader, ha accompagnato le parole del più giovane alleato punto per punto, tenendo il conto con le dita della mano, accentuando la mimica facciale per sottolineare i passaggi riferibili a se stesso (Pratica di Mare, il vertice che riunì Usa e Russia).
Annuiva, si mordeva le labbra, si capiva che ai passi di lato è refrattario ma per il bene dell’unità del centrodestra… Poi a freddo, Salvini e Meloni congedatisi, si riappropriava del microfono e arringava la sala stampa con uno show imprevisto, letteralmente strappando la fragile tela tessuta da Salvini e Di Maio: “Mi raccomando…fate i bravi e sappiate distinguere i veri democratici da chi non conosce l’abc della democrazia…”, ha sentenziato rivolto ai giornalisti.
Si è ripreso la scena politica, forse un atto disperato o soltanto l’impossibilità di essere ciò che non si è. Fatto sta che Di Maio, accusato di analfabetismo democratico, ci è rimasto male anche se più di implorare passi di lato non riesce ad offrire. Ma più di tutti si è arrabbiato Salvini. Sarà il pragmatico Giancarlo Giorgetti, tra una smentita e l’altra da Bruno Vespa che non sarà lui il coniglio estratto dal cilindro per guidare il governo, a rispondere a tono a Berlusconi.
Risposta politica, non emotiva: “Battutaccia poco felice e inopportuna di Berlusconi” che “ha dato occasione a Di Maio per respingere in blocco l’offerta che il centrodestra aveva fatto un’ora prima. Era un passo in avanti verso la soluzione di una crisi che gli italiani ci chiedono”.