Berlusconi si dimette? “No”. Lui lo scrive, i suoi negano

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 8 Novembre 2011 - 18:13 OLTRE 6 MESI FA

Il foglietto scritto da Berlusconi subito dopo il voto, fotografato dall'Ansa

ROMA – Pochi attimi dopo la votazione sul rendiconto di bilancio, Silvio Berlusconi ha messo per iscritto quello che le opposizioni gli consigliano da mesi e i suoi amici più stretti gli suggeriscono da giorni: “Prendo atto, rassegno le dimissioni”.

Lo ha annotato su un foglietto, seduto (ancora per poco) sullo scranno del Presidente del Consiglio. Il primo schizzo sulla carta è quello del Muammar Gheddafi che è in lui: “308 (cerchiato), meno 8 traditori”. Il suo primo pensiero parla la lingua di una corte marziale: il disprezzo per gli otto “traditori”. Che in realtà sono sette, perché Gennaro Malgieri avrebbe votato a favore ma una pastiglia lo ha tenuto lontano dalla sua postazione.

Dello stesso tenore è il secondo appunto, un neologismo parlamentare che è nato proprio con la prima caduta nella sua avventura politica, quando la Lega Nord gli fece mancare la maggioranza nel dicembre 1994: “Ribaltone”. Poi sotto c’è scritto “voto”, che non si capisce se è riferito alle elezioni anticipate o alla votazione appena finita. Quindi, nella riga successiva, il “clou”: “Prendo atto, rassegno (inserito con una graffa, ndr) le dimissioni”. Sotto c’è scritto “Presidente della Repubblica” e alla fine “una soluzione”.

La soluzione che uscirà dall’incontro al Quirinale con Napolitano, però, non saranno le dimissioni, assicurano i suoi. Sarà solo un “confronto”, partendo da quei 308 voti più uno su cui adesso può contare un governo “marchiato” Berlusconi.