Berlusconi: due sgarri a Meloni, sui ministri e sul compagno. E lettera d’amore a Putin “uomo di pace”

Giorgia Meloni ha provato a descriverlo l’agire di Berlusconi, ha trovato l’immagine dello scorpione. “Punge come uno scorpione” ha detto in un misto di rammarico e stupore. Si erano visti con Berlusconi da neanche 24 ore, si erano detti e avevano detto: tutto passato, screzi finiti, accordi fioriscono e intese fioriranno. Sul governo, sui ministri, sulla legislatura. Neanche 24 ore e Berlusconi dà alla Meloni il calcio dell’asino: snocciola pubblicamente i nomi dei “suoi” ministri, si prende la Giustizia per la Casellati, liquida l’ipotesi Nordio ministro con una battuta al limite dell’irridente. A parte (e neanche tanto a parte) la maleducazione, lo sgarbo istituzionale a Mattarella (incarico di governo ancora non dato, nomi dei ministri ancora non portati al vaglio del Capo dello Stato), nei confronti della Meloni una tattica furbo-bulla. Dico i nomi dei miei ministri, mi prendo la Giustizia. Rendo impossibile a Meloni fare altrimenti, la obbligo a ingoiare.

Se mi smentisce, se non accetta il fatto compiuto delle mie parole la metto in condizione do non fare il governo in fretta e come vuole. Se non accetta il diktat delle mie prenotazioni su ministeri e ministri deve andare da Mattarella e dire che per ora non ce la fa. E comunque faccio vedere a lei e al mondo che sono “io” che annuncio i ministri, “io” che decido chi alla Giustizia, “io” che do le carte. Se è davvero tattica è tattica furbo-bulla. O forse è anche altro, è incontinenza comportamentale diventata patologia. O, ancora più probabilmente, è un impasto inestricabile di entrambe.

Una galanteria che più cafona non si può

Dall’auto assegnarsi il ministero della Giustizia al compagno della Meloni “che lavora a Mediaset”. Lo sgarro di Berlusconi alla Meloni spazia e occupa l’alto e il basso: la formazione del governo e la vita privata della Meloni. Berlusconi trova di buon gusto dire “Con la Meloni non c’è distanza, il suo uomo lavora a Mediaset”. Che, se non è un cafonissimo richiamo al fatto che lui stipendia la famiglia, è di certo un neanche subliminale ricordare che Giorgia è sempre una donna che in qualche modo, parlando con il suo uomo…Una autentica galanteria alla Berlusconi già giovane e giovanile, quello delle moine alle commesse e alle operaie e alle ballerine e alle attrici e alle parlamentari e alle ministre in nome del che altro si fa con le donne? In nome del solo questo è il linguaggio che intendono. Nei confronti della Meloni una galanteria volutamente avvelenata dalla citazione del “compagno che lavora a Mediaset”.

Putin, dolcissimo Putin. E quattro!

Non è voce dal sen fuggita: sono almeno quattro volte che Berlusconi parla di Putin come di una vittima della guerra. Se non proprio come un innocente. Berlusconi ha già detto che Putin voleva “solo mettere al governo a Kiev gente perbene”. Insomma all’Armata di invasione era stata assegnata una missione di buon governo. Ed altre due volte Berlusconi aveva fatto sapere che Putin non aveva tutti i torti, anzi aveva qualche ragione, più di qualche. A suo tempo Fedele Confalonieri aveva in intervista al Corriere della Sera fatto sapere che su Putin e la guerra la pensava come…Santoro! E cioè che la colpa fosse degli americani. Ora Berlusconi ribadisce: “Ho ripreso i contatti con Putin, mi ha mandato 20 bottiglie di vodka per il compleanno. Ho ricambiato con vino. Da lui una lettera dolcissima e gli ho mandato una lettera altrettanto dolce, uno dei migliori amici, un uomo di pace”. Patetico da far perfino tenerezza il tentativo di Forza Italia di fingere Berlusconi stesse raccontando il passato e non il presente. Entusiasta la ripresa di stampa in Russia del video-audio di Berlusconi.

Fontana di complemento

A dare una mano alla giornata, una mano per la discesa il neo presidente della Camera Lorenzo Fontana che non trovava di meglio alla una prima uscita mediatica che criticare le sanzioni alla Russia. Autorevole, serio coeso, fedele ai suoi impegni internazionali: così Giorgia Meloni ha descritto il suo governo. Al netto della teatralità prepotente e contundente di Berlusconi che esige ministeri e ministri disposti come posate e bicchieri in tavola, tavola padronale. Al netto di Berlusconi che rispariglia e mette per amor di Putin e di Casellati in discussione perfino gli Esteri a Tajani . Al netto di Salvini che nel caos prova e prendersi qualche tartina ministeriale in più dalla tavola. Al netto di molti cuori che nella maggioranza battono ardentemente per la pace, quella made in Putin.

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