Berlusconi falsario o Fini bugiardo: altro non c’è

La lettera del ministro della giustizia di Santa Lucia

Può darsi che il capo del governo italiano ordini, commissioni e faccia stampare falsi documenti. Può darsi che Silvio Berlusconi sia tessitore e regista di una rete di dossier fabbricata e gettata per far fuori l’avversario politico. Può darsi che apparati dello Stati gli diano in questo lavoro una mano, su preciso ordine o per compiacenza non si sa. Oppure può darsi che il presidente della Camera sia un bugiardo irresponsabile che sparge il nero inchiostro di calunnie in una disperata fuga dalla verità. Quel che non può darsi è che entrambi siano innocenti e in buona fede. O c’è un capo di governo che presiede e dirige una banda di falsari o c’è un presidente della Camera che ha perso il pudore civile e la ragione. Terza possibilità non c’è e i due sono gli uomini che appena due anni fa la maggioranza degli italiani ha massicciamente ed entusiasticamente votato.

Può darsi che una pattuglia, anzi ormai un reggimento, di giornalisti quasi ogni sera invitati in tutte le tv come “opinionisti” rispettabili da cui non si può prescindere facciano in realtà il lavoro che è dei ricettatori e degli spacciatori. Può darsi che ricettino “refurtiva” politica e spaccino propaganda come droga, a dosi sempre crescenti. Oppure può darsi che siano l’unica stampa libera e coraggiosa che mette alla luce del sole quel che altri oscurano o non vogliono vedere. Quel che non può darsi è che le “notizie” sulla casa di Montecarlo, pro o contro Fini e i Tulliani, siano il frutto di inchieste che partono senza sapere dove si vuole arrivare prima di partire. I giornali che martellano, crocifiggono e inchiodano Fini e quelli che sospettano, stanano e tormentano Berlusconi raccolgono quel che qualcun altro passa loro. Senza alcun filtro di attendibilità e verifica di autenticità che non sia la convenienza di parte, l’aderenza a un racconto, ad una narrazione già scritti. O c’è un giornalismo “squadrista” o c’è un giornalismo sordo, cieco e muto per antiberlusconismo. Terza possibilità non c’è o almeno nessuno la “stampa”.

Può darsi che il governo continui dopo che il 29 settembre, giorno del suo 74° compleanno, Berlusconi sarà andato a parlare alla Camera. Può darsi che su quel discorso il presidente del Consiglio chieda il voto di fiducia. Non è detto lo faccia, non lo ha ancora deciso. Può darsi lo chieda quel voto e quindi lo ottenga. Con più di 316 Sì a continuare la legislatura. Può darsi perfino, ma allo stato dei fatti è improbabile, che Berlusconi i 316 voti li abbia anche sottraendo dal totale dei Sì i voti dei 33 finiani. Ma se 316 voti senza i finiani li avrà quel giorno, può darsi, anzi è quasi sicuro, che Berlusconi quei voti non li avrà ogni giorno del suo governo dopo il 29 settembre. Può darsi quindi che continuerà a fatica, fino a primavera e non oltre. Quel che non può darsi, non può più darsi, è che l’Italia abbia un governo forte e saldo e lungo quanto tutta la legislatura.

Può darsi che Gianfranco Fini abbia detto davvero: “Anche fosse la mia ultima legislatura, io devo liberare l’Italia da questo personaggio”. Può darsi che il “personaggio”, cioè Berlusconi abbia ricevuto davvero gli editori e i direttori di Libero e de Il Giornale e si siano insieme reciprocamente congratulati per “aver tolto la faccia a Fini”. Oppure può darsi che questi racconti siano solo racconti. Quel che non può darsi, non può darsi più, è che i due tengano insieme il paese, addirittura per tre estenuanti anni. Può darsi che la Lega di Bossi si stufi e stacchi la spina. Oppure può darsi che trovi conveniente occuparsi di banche, occupare posti di governo e sottogoverno. Può darsi che Berlusconi ottenga alla fine lo scudo dai processi che lo riguardano. Oppure può darsi che i meccanismi assemblati da Alfano e Ghedini inciampino in un Parlamento ingovernabile e in una Corte Costituzionale che decide e sentenzia.

Può darsi che il Pd riesca a decidere che partito è, per una volta fornendo la risposta a questa domanda e non a quella eterna e stucchevole che chiede di “chi è” il partito. Oppure può darsi il Pd si sfarini e subisca l’opa non amichevole di Di Pietro o di Vendola. Può darsi si formi un’opposizione che non sia solo quella del “resistere, resistere, resistere”. Oppure può darsi che l’opposizione in Italia resti solo la “Lega” delle varie tribù che abitano la terra perduta del nulla si cambi. Può darsi tutto e il contrario di tutto. Quel che non può darsi, non può darsi più, è vivere in un paese la cui vita pubblica non sia trista ancor più che triste.

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