Ore 11, l’ultima reincarnazione di un governo fantasma

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 13 Ottobre 2011 - 10:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ore 11, Camera dei Deputati, interno giorno: il regista, Silvio Berlusconi, mette in scena l’ultima reincarnazione di un governo fantasma. Il Presidente del Consiglio cerca in Aula la fiducia numero 53 dal 2008: il primo tentativo, due giorni fa, è andato a vuoto. Si votava l’articolo 1 del Rendiconto di Bilancio, è stato bocciato. Si ripresenta, in barba a norme e regolamenti, con un nuovo testo, cioè lo stesso, con due virgole in più e due avverbi in meno. Di fronte un’Aula spettrale, vuota per metà, perché i deputati dell’opposizione disertano per protesta contro la palese violazione, occupando un Aventino immaginario, dal quale scenderanno il giorno dopo per votare no. La produzione non consente la presenza di comparse, il regista scenografo ordina ai suoi, sparpagliatevi.

Berlusconi, regista e attore protagonista, parla ai suoi deputati, alla sua maggioranza, per metà blandendola, per l’altra minacciandola. Discorso stringato, non più di dieci minuti, su soggetto di Giuliano Ferrara,  sceneggiato a più mani al Consiglio dei Ministri, letto e rivisto da Giulio Tremonti. Berlusconi rincuora suadente i deputati, questa non è una crisi di governo. Il Presidente della Repubblica ha avuto il buon cuore di non convocare il Presidente del Consiglio al Quirinale: si è trattato di un incidente di percorso, un inghippo tecnico. Si può andare avanti uniti e compatti.

Primo punto del discorso, la presentazione di un nuovo e e definitivo Decreto per lo Sviluppo. Grande spazio è destinato alla Riforma dello Stato, ovviamente in senso federalista, Bossi annuisce soddisfatto. Facciamo subito, ora la riforma del fisco, applausi convinti da tutta la metà dell’Aula presente. Una stoccata ai giudici eversivi non può mancare, e allora, altra Riforma, una Grande Riforma della Giustizia.

Programma vasto, diceva De Gaulle. Questo ha un orizzonte lungo, definito: forza, un ultimo sforzo, duriamo fino a Natale. Il regista/attore oggi è sobrio, effetti speciali non sono graditi, quindi niente dissolvenze. “Se cado si dissolve il centro destra, senza di me non avete futuro”. Riconoscenti i deputati ringraziano. Stop grida il regista, buona la prima.