Accordo Berlusconi-Fini sulla giustizia? Incontri tra Pdl e Fli sul Lodo Alfano bis

Angelino Alfano e Niccolò Ghedini

Pdl e finiani “trattano” sul Lodo Alfano costituzionale? Gli indizi seminati nelle ultime settimane portano proprio in questa direzione: prima Gianfranco Fini che assicura “fedeltà” nel voto alle misure che consentano “a Berlusconi di poter governare”, poi la colazione tra il ministro della Giustizia Angelino Alfano e il capogruppo di Futuro e Libertà Italo Bocchino, e per ultimo il confronto tra il legale del premier (e deputato Pdl) Niccolò Ghedini e la presidente della Commissione Giustizia della Camera (e finiana “di ferro) Giulia Bongiorno.

Nel faccia a faccia i due deputati avrebbero discusso proprio della possibilità di accelerare i lavori in Aula per approvare il cosiddetto Lodo Alfano costituzionale (o Lodo Alfano bis): l’obiettivo (o meglio il sogno) di Berlusconi e i suoi sarebbe l’approvazione dello “scudo” giudiziario entro dicembre (quando la Corte Costituzionale si esprimerà, e probabilmente boccerà, il legittimo impedimento). A quel punto i processi nei quali è coinvolto Berlusconi potrebbero riprendere il proprio cammino. A meno che, appunto, non ci sia un nuovo “scudo”. Difficile che il Lodo Alfano bis possa essere approvato in tempi così ristretti. Difficile ma non impossibile se i finiani dovessero “dare una mano” alla maggioranza per “mettere Berlusconi in condizione di governare” (per usare sempre le parole di Fini.

La questione è stata discussa dai vertici parlamentari del Pdl, insieme ad Alfano e al responsabile e Ghedini. La “soluzione” emersa dalla riunione si può sintetizzare con questa foruma: lavorare con i finiani per concordare un testo unico sul Lodo Alfano, poiché, trattandosi di una legge costituzionale e quindi sottoposta alla doppia lettura di Camera e Senato, si rischierebbe di tornare all’inizio ogni volta che un ramo del Parlamento modificasse anche solo una virgola.

Sul Lodo Alfano costituzionale la Commissione Affari costituzionali comincerà a votare gli emendamenti, secondo quanto si è appreso al termine della riunione, da mercoledì 22 settembre.

Le questioni aperte, sempre secondo quanto trapelato dal vertice, sono le due di sempre: da un lato la possibilità di sospendere o meno il processo (e non il procedimento) anche per reati precedenti all’assunzione dell’incarico di governo; dall’altro lato, introdurre il principio della facoltà di rinunciare alla sospensione, questione che sta a cuore alle opposizioni.

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