“Non farò la fine di Craxi”: Berlusconi vuol spiegare in tv agli italiani la sua “persecuzione” giudiziaria

Silvio Berlusconi

Pensa ad andare in tv, Silvio Berlusconi, per spiegare agli italiani che è un “perseguitato dai giudici”. Pensa anche di mandare una lettera ai 26 paesi dell’Ue, per parlare (male) della giustizia in Italia. Fine d’estate all’insegna della trattativa per Silvio Berlusconi. Il premier vuole far approvare nel minor tempo possibile la legge sul processo breve, già approvata al Senato. Per farlo deve però “smussare gli angoli”, trovare una alternativa al testo già in Parlamento, per trovare l’appoggio dei finiani e il bene placito del Quirinale. E proprio per “accelerare” il tutto ha due tentazioni: la tv e una lettera. Questo mentre è partita, secondo i ben informati, una trattativa sotterranea tra il legale del premier, Niccolò Ghedini, e quello del presidente della Camera, Giulia Bongiorno.

Mentre pensa a una “norma transitoria” che possa rendere il processo breve “appetibile” e quindi “approvabile”, Berlusconi si rigira tra le mani una lettera, in parte già scritta. Una lettera da inviare ai Paesi dell’Unione Europea per spiegare che lui è un perseguitato dalla magistratura e per illustrare lo stato della giustizia in Italia. Mentre guarda e riguarda la lettera il premier pensa anche un’altra soluzione: andare in tv, magari a reti unificate, per parlare a “quattro occhi” con gli italiani.  “Andrò in tv a spiegare la mia odissea giudiziaria, perché gli italiani sappiano che non farò la fine di Craxi”, dice ai suoi, come racconta il Corriere della Sera. Solo una tentazione, già balenata nella mente del premier in altre occasioni. Una tentazione che, però, potrebbe essere messa in “cantiere” per convincere anche gli elettori della necessità della norma sul processo breve.

Il perché il premier voglia in fretta far approvare il processo breve è presto detto: a dicembre, esattamente il 14 dicembre, la Corte costituzionale si pronuncerà sulla legge che prevede il legittimo impedimento. Unica legge che, per ora, “protegge” il premier dai suoi processi pendenti, quello sui Mediaset ma soprattutto sul caso Mills, la cui sentenza potrebbe arrivare già in primavera. Temendo dunque che la Consulta bocci la legge sul legittimo impedimento, e temendo quindi di rimanere “nudo” davanti ai giudici, Berlusconi ha “bisogno” della legge sul processo breve per “tutelarsi” dalla “magistratura politicizzata”. Ma per approvare quella legge deve eliminare dalla sua strada l’opposizione dei finiani e del Colle.

Parole d’ordine quindi: porre fine agli attacchi a mezzo stampa contro Fini e trovare una “norma transitoria” che renda il testo sul processo breve un qualcosa che realmente serve alla giustizia italiana, e non sia una “amnistia mascherata” come la definì lo stesso Fini nel drammatico confronto interno del Pdl di aprile scorso. Prima di tutto, quindi serve far cessare la campagna di stampa ai danni del presidente della Camera che da diversi mesi portano avanti i quotidiani vicini al Cavaliere, “Il Giornale” e “Libero”. Lo stop al “fuoco amico”  contro il presidente della Camera, chiesto da Calderoli è emblematico. Tradotto: ritirate i mastini Feltri e Belpietro, ora non è il caso. Per adesso una pia intenzione visto che anche oggi su Libero e Il Giornale Fini ha l'”onore” dell’apertura.

Secondo poi serve una norma che “salvi” il premier dai processi pendenti ma che non “cancelli” in un sol colpo tutti i processi pendennti al maggio 2006, come invece farebbe il testo della legge attualmente in Parlamento. Il tentativo sarebbe quello di lavorare sulle norme del Codice penale che regolano la prescrizione: si arriverebbe in questo modo a uno “scudo” giudiziario, per il premier, che non coinvolgerebbe migliaia di processi in corso.

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