ROMA – E’ un Silvio Berlusconi motivato e conscio dell’importanza del momento che sta passando l’Italia, quello che ha appena finito di trascorrere il weekend in Sardegna.
Prima di partire per Arcore dove il premier parteciperà alla festa di un nipotino, il premier assicura che la legislatura durerà “fino al 2013”, annuncia che presenterà alle Camere – il 9 e 10 novembre – gli “impegni con l’Europa e le misure per la crescita” che rappresentano un programma per “i prossimi diciotto mesi”, sprona l’opposizione al “senso di responsabilità” e promette che tutto quello che è stato richiesto dall’Europa sarà fatto.
Spiega Berlusconi: “Il Parlamento deve rendersi conto che quello che abbiamo presentato al Consiglio europeo è un programma vincolante. L’Italia continuerà a essere sostenuta dalla Bce solo se saremo in grado di approvarlo, trasformando le parole in fatti. Altrimenti, non ci saranno più aiuti per questo Paese”. Per questo si sta mettendo a punto un’agenda di provvedimenti che dovranno essere varati “in tempi certi, come impegni strutturali”. E il governo è pronto a “porre la fiducia su ciascuno di questi” se servirà, perché quello che è in gioco non è “il mio bene, ma l’interesse del Paese”.
Per quanto riguarda l’opposizione, il premier si lamenta della “continua con la litania del mio passo indietro, senza rendersi conto che questo è il momento di pensare all’Italia. Solo io e il mio governo possiamo realizzare questo programma di riforme per 18 mesi, ecco perché non esiste alcuna possibilità che io mi faccia da parte”.
La legislatura dunque – è convinto Berlusconi – arriverà alla sua scadenza naturale: agli scontenti del partito il Cavaliere manda a dire che il voto anticipato come ipotesi non esiste più: “Oggi però non c’è più motivo di temere nulla, è così chiaro che non abbiamo nessuna intenzione di andare a votare. Dunque, sono convinto che i malumori rientreranno”.
A proposito del rapporto con la Lega, Berlusconi dichiara che “non c’è nessun patto con la Lega per il voto in primavera, e non c’è nemmeno l’interesse dell’opposizione di andare a votare”. Perché, è convinto Berlusconi, “Bersani è il primo a non volere le elezioni, impelagato com’è con la lotta sulle primarie che lo vede coinvolto in una difficile sfida interna, soprattutto con Renzi”.
Mentre Casini, a giudizio del Cavaliere, avrebbe mille motivi per collaborare con il governo in questo passaggio cruciale e decisivo visto che “abbiamo programmi molto simili”, ma subirebbe l’attrazione del centrosinistra anche per ragioni di assetti futuri, visto che il prossimo Parlamento voterà il successore di Giorgio Napolitano al Quirinale. E dunque, è il momento in fretta di passare ai fatti.
Per questo, il premier sta lavorando a un’agenda precisa di provvedimenti da approvare da qui all’estate. Entro il 15 novembre sarà varata la revisione dell’utilizzo dei fondi strutturali e per le Regioni; entro il 30 del prossimo mese partiranno i mutui agevolati per i giovani; entro il 31 dicembre toccherà alle misure per l’occupazione giovanile e femminile.
A fine gennaio dovrà essere completato il piano che prevede la “tutela della concorrenza per servizi pubblici locali” con introduzione di un “sistema di garanzia” per la qualità dei servizi nel comparto idrico e del trasporto pubblico. La delega assistenziale e previdenziale dovrà essere varata entro febbraio, mentre per fine marzo dovrà essere pronto il piano di liberalizzazioni e concorrenza anche dei servizi commerciali e dei loro orari. Si arriva a fine aprile per l’approvazione (almeno in prima lettura) della riforma costituzionale dello Stato, mentre entro fine maggio toccherà al capitolo più spinoso, quello delle “norme più stringenti sul lavoro subordinato e parasubordinato” (i «licenziamenti facili», espressione respinta dal premier) e per fine giugno sarà la volta della riforma costituzionale sul pareggio di bilancio. Su tutti questi provvedimenti, in parte già scadenzati nella lettera al Consiglio europeo, Berlusconi è pronto a “mettere la fiducia”, se necessario.
Berlusconi parla poi di Sarkozy: “In Europa tutti mi hanno fatto i complimenti per la lettera di impegni che ho assicurato saremo in grado di onorare”, ma resta il nodo del pessimo rapporto con la Francia. Con Sarkozy dice il premier, c’era un’amicizia solida, che però si è guastata per il caso di Bini Smaghi, per la sua indisponibilità a dare le dimissioni dalla Bce dopo la nomina di Mario Draghi e questo nonostante gli fossero stati offerti ben tre incarichi: la presidenza dell’Autorità per la Concorrenza, quella dell’Autorità per i Lavori pubblici e perfino un posto di ministro, incaruichi fin qui tutti rifiutati da Bini Smaghi.
A proposito di giustizia, Berlusconi parla della volontà di ridurre del 20% il contenzioso civile, riforma anche questa promessa all’Europa. Per quanto riguarda il penale invece, a dire di Berlusconi si tratta di “uno scandalo” che va risolto e parla di sé: “Gli italiani devono sapere che da qui a febbraio mi hanno già fissato 37 udienze. Trentasette dico, ma come potrei partecipare e assieme a fare il presidente del Consiglio? Ovvio che non potrò andare a tutte, e dunque dovrò rinunciare a qualche mio diritto di difesa”.
A proposito infine di Ruby e del processo per prostituzione minorile che lo riguarda, Berlusconi ripete: “Io Ruby l’ho solo aiutata ad aprire un’attività economica, un centro estetico, nient’altro. Ho sempre creduto che fosse maggiorenne, ero convinto che avesse diciannove anni. Ed è assolutamente vero che la credevo parente di Mubarak, tanto è vero che ho parlato di lei per quindici minuti con l’ex presidente egiziano!”