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Berlusconi. Imu tagliata male non dà voti. Eletori fiutano demagogo: “Stabilità”

di Marco Benedetto |28 Maggio 2013 19:16

Berlusconi nel tunnel del fisco

Berlusconi si è infilato nel cunicolo del fisco. Ha fatto una bandiera della battaglia della Imu e forse non si è ancora reso conto che può essere un boomerang: il Governo per coprire i minori introiti di quella imposta, farà una manovra più o meno complessa che finirà per colpire proprio il cuore degli elettori del Pdl.

Imu o non Imu, infatti, i conti devono quadrare e se c’è uno che paga di meno, un altro paga di più. Berlusconi, accecato dalla sua scelta demagogica, sembra non essersene reso conto.

Oggi dice, come riporta Carmelo Lopapa su Repubblica:

“Se non incalzeremo con i nostri temi, da Imu a Iva, da Equitalia alla detassazione delle imprese, dove finiremo da qui a un anno?”

cioè al momento delle elezioni europee.

Carmelo Lopapa vede le europee come il

“primo vero test politico per le larghe intese”, ma questo è il mantra di Repubblica, alla cui visione fa velo l’odio per Berlusconi, mentre per la gente conta ormai la stabilità e la ripresa economica, quale che sia la formula di Governo”.

Per la maggior parte degli italiani, Berlusconi ormai è un capitolo archiviato sotto le lenzuola del bunga bunga, quello che conta sono le tasse da pagare che impediscono anche ai più abbienti di andare in vacanza.

Grazie a Enrico Letta e anche un po’ a Guglielmo Epifani, facce normali e parole normali, il Pd sta prevalendo in questo giro di amministrative perché appare agli elettori più credibile e affidabile di Berlusconi e del suo Pdl.

Gli italiani hanno intuito, prima di politici e giornalisti, che la fanfara sulla Imu è propaganda e che alla fine il conto lo pagheremo sempre noi cittadini.

Berlusconi, che vive tutto in termini di propaganda e immagine, non si capacita. Non capisce che con l’immagine vinci la prima volta, ma la seconda devi avere dato prova di saperci fare.

Il risultato straordinario e incredibile delle elezioni politiche di febbraio 2013 ha portato Berlusconi fuori strada, convincendolo che basti la sua maschera a coagulare milioni di voti. Invece era la disperazione di molti cittadini, sfiancati dal ghigno feroce di Mario Monti e confusi dall’ermetismo proverbistico di Pierluigi Bersani.

Racconta Carmelo Lopapa che Berlusconi

“non può fare a meno di tirare anche altre somme poco confortanti: «Siamo a un passo dal perdere tutte le più importanti città italiane». È il dato più eclatante, la «sinistra» che nel giro di un paio d’anni ha piazzato le sue bandierine su Milano, Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Genova, Cagliari. E ora rischia di strappare la Capitale. «Non c’è altro tempo da perdere», è la conclusione”.

Il problema è che amministrare una città oggi non è facile, la forza delle corporazioni dei dipendenti comunali rende impossibile qualsiasi azione vera<, si può solo fare peggio, con gesti simbolo odiati dai cittadini, come succede a Milano a Giuliano Pisapia, che per sua fortuna non ha ancora finito il mandato.

 

 

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