Berlusconi in “libertà vigilata”: anche l’Fmi sorveglia il Governo

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 4 Novembre 2011 - 11:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’Italia è sottoposta a un regime di stretta sorveglianza, il controllo internazionale sul rispetto degli impegni assunti dal governo italiano è raddoppiato. L’ultimo gendarme incaricato di non perdere d’occhio nemmeno un minuto l’Italia è Christine Lagarde, presidente del Fondo Monetario Internazionale. Ciò che Berlusconi fa e, soprattutto, ciò che non fa sul fronte interno sarà monitorato attentamente. La guardia sarà montata in primo luogo dal Consiglio europeo. Sarkozy è stato chiarissimo, anche senza ricorrere a ironie fuori posto: “La questione non è il contenuto del pacchetto, ma se sarà applicato”. In seconda battuta c’è la Commissione europea che, però, si è fatta distrarre più di una volta dalle giravolte del premier dal fatidico 27 ottobre scorso.

Del pedinamento del sorvegliato speciale ora si occuperà anche l’Fmi.  Che ha attivato la fase uno della vigilanza. “Monitoring and reporting” è il nome in codice del primo passo con cui l’istituzione fa entrare un Paese in difficoltà nei suoi programmi di assistenza. E’ normale: per concedere linee di credito finanziario l’ente erogatore si cautela chiedendo il rispetto di certi obblighi. Il punto è che l’Italia non ha richiesto né è intenzionata ad accettare nessun aiuto. Il motivo è chiaro: se Berlusconi avesse accettato i 44 miliardi proposti dalla Lagarde, il commissariamento dell’Italia sarebbe diventato un atto formale. Si trattava di una “linea di credito precauzionale” a “prevenzione di una crisi”: il virgolettato si riferisce a un preciso protocollo del Fondo.

Berlusconi ha dunque sdegnosamente rifiutato l’aiuto ma è stato costretto a ingoiare il “monitoring and reporting”. Un compromesso che salva la capra dell’autonomia nazionale e i cavoli con cui le istituzioni si cautelano dal rischio Italia. La questione, però, non si è risolta limpidamente, o attraverso passaggi ufficiali. La posizione italiana, vista la posta in palio: parliamo pur sempre di una libertà vigilata per il governo Berlusconi. L’Italia avrebbe detto sì al monitoraggio da parte di Ue dei progressi sulle pensioni, il lavoro e le riforme strutturali. “Dobbiamo essere certi che ci sia credibilità con gli obiettivi dell’Italia, che li rispetterà. Abbiamo deciso che il Fmi sia coinvolto nel monitoraggio, con la loro metodologia, e gli italiani hanno detto che possono convivere con ciò”, ha precisato una fonte dell’Ue.

Le fonti ufficiali italiane sono costrette a ridimensionare il senso dell’intervento del Fondo Monetario: l’intera area euro è sotto stress, il Fondo fornisce solo “advise”, cioè dei “consigli del Fmi che si potranno affiancare alle indicazioni emerse dal vertice Eurogruppo del 27 ottobre”. Mettiamola così: Berlusconi ascolti il consiglio di un amico, mantenga le promesse o finisce male. Ma non lo prenda come un ordine. D’altra parte, mettiamoci nei panni di un severo funzionario del Fondo, abituato a maneggiare numeri e concetti: nessuna università o specializzazione ad Harvard può averlo preparato al compito improbo di cimentarsi con la lettura delle dichiarazioni a getto continuo dei deputati italiani, che comunque dovranno materialmente dar corso alle indicazioni della Ue. Chi lo aiuterà a decrittare i tentennamenti di uno Scilipoti o i turbamenti di uno Stracquadanio?