ROMA – Berlusconi, licenza di bugia. Prendiamo il caso della scorta negata, l’ultima clamorosa falsità diffusa allegramente da una tv della Rai. Intervenuto all’ora di pranzo alla trasmissione “28 minuti” di Rai 2, l’ex presidente del Consiglio ha accusato il suo successore Monti nientemeno che di sabotaggio. Senza timore di essere interrotto o smentito in diretta ha affermato: “Il generale che ha come preoccupazione la mia sicurezza mi ha pregato di non andare nelle piazze preferendo i luoghi chiusi. Questo governo, invece, apprestandomi io a compiere un giro d’Italia, con grande tempestività mi ha ridotto la scorta“.
Applausi, saluti, sigla. Chi ha assistito alla trasmissione deve presumere che Mario Monti sfrutti senza scrupoli il suo prestigioso incarico per tarpare le ali al volo di Berlusconi, oltre che registrare un livello di allarme terrorismo che ha superato i livelli di guardia. Corrisponde a verità ciò che dice Berlusconi, è realistica la minaccia di attentati e soprattutto è vero, come si dice nei peggiori bar di Roma, che “l’hanno rimasto solo”? Dal Ministero degli Interni ci hanno messo meno di un paio di ore per offrire all’agenzia Ansa una dettagliata, puntuale ricostruzione dei fatti: la scorta è rimasta intatta, ben oltre quanto preveda la legge, c’è solo un avvicendamento burocratico, il trasferimento della responsabilità di tutelare Silvio Berlusconi, dai Servizi dell’Aisi al Viminale.
Parliamo di una ventina di uomini che a turno, ogni giorno, seguono, proteggono e raccolgono informazioni sensibili onde evitare incidenti. Tra questi, parecchi uomini di fiducia di Berlusconi, passati dal ruolo di body-guard personale a funzionari di Stato (cioè prima il ricco imprenditore si pagava la sua sicurezza, poi l’uomo politico l’ha trasferita sul groppone della disprezzata Pubblica Amministrazione). Non è tutto. Berlusconi ha colto al volo l’occasione di una piccola bega amministrativa interna ai suoi angeli custodi per lanciare le sue accuse, gravi, al Governo. Una storia di soldi, niente più, la mancata indennità che spetta agli 007 e non ai carabinieri.
In pratica, la legge assegna la scorta al presidente del Consiglio fino a un anno dopo che la carica è decaduta (per B. fino a novembre 2012 quindi) e la responsabilità, come ripetono dal Viminale, è assegnata al controspionaggio. Poi torna ai carabinieri, senza indennità speciale, cioè stesso livello altissimo di protezione ma un po’ meno soldi in tasca agli agenti. Bugia smascherata. Almeno una, perché il consiglio del generale è difficilmente valutabile. Ma se vogliamo essere precisi, e basta leggere le agenzie Ansa, all’Aisi non erano affatto contenti di come gli uomini dei servizi gestissero la sicurezza di Berlusconi, prima e dopo la sua presidenza. Vi ricorda nulla il ragionier Spinelli, il tesoriere di Berlusconi, quello che retribuiva mensilmente le Olgettine e poi è stato vittima di uno strano sequestro?
Il direttore dell’Aisi ha avviato un’indagine interna per capire se ci sia stato un impiego distorto dei suoi uomini, dopo che l’inchiesta della procura di Milano ha accertato che gli agenti avevano scortato il ragioniere mentre si trasferiva dalla sua abitazione in un’altra. Dal Copasir, nell’occasione, partì la richiesta a Palazzo Chigi di esonerare gli uomini del servizio segreto dal compito di vigilare sulla sicurezza del Cavaliere per restituirli alle attività di intelligence. Ma per la tranquillità di Berlusconi nulla è cambiato, anzi. L’Ufficio Scorte del Dipartimento di pubblica sicurezza ha assicurato ufficialmente “un dispositivo di protezione eccezionale, numericamente inalterato rispetto al precedente assetto tutorio”. Scorta sempre al massimo livello, dunque, ma affidata ai carabinieri, con il concorso ancora di alcuni uomini dell’Aisi.
E proprio questo cambio sembra aver creato malumori tra alcuni degli storici angeli custodi dell’ex premier, che – tornando dall’Aisi alle amministrazioni di provenienza – hanno perso l’indennità che spettava loro come agenti dell’intelligence. Quanto alle preoccupazioni per l’incolumità di Berlusconi, servizi e forze dell’ordine non hanno registrato ultimamente allarmi particolari. Naturalmente, dopo il lancio del souvenir in piazza Duomo a Milano nel dicembre 2009, i timori sono alti per le uscite pubbliche in luoghi affollati, dove i controlli sono più difficoltosi, così come la difesa da azioni estemporanee. Da qui il consiglio del caposcorta di evitare i comizi di piazza. Le bugie di Berlusconi hanno le gambe corte, ma camminano a passo spedito. E si danno il cambio, si passano il testimone in una staffetta della menzogna senza fine: tra una smentita e l’altra la minorenne Ruby si trasforma in nipote di Mubarak e gli italiani si attovagliano numerosi nei novemila ristoranti chiusi per crisi.
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