Paniz: “Berlusconi può salvare l’Italia? Per ora è così, ma domani…”

di Pino Nicotri
Pubblicato il 7 Novembre 2011 - 13:06 OLTRE 6 MESI FA
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Maurizio Paniz (foto Lapresse)

ROMA – All’ipotesi che l’Italia possa essere “salvata” da Silvio Berlusconi Maurizio Paniz del Pdl risponde secco che per ora è così, ma lascia aperti nuovi spiragli per il futuro. Avvocato, relatore della legge sul processo breve e fautore del carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni, Paniz è assolutamente contrario a un governo tecnico, ma sulle elezioni a primavera fa il vago.

Pare che siamo in piena tempesta politica e finanziaria anche di fronte all’Europa. Può spiegarci come stanno esattamente le cose e come se ne potrà uscire?

L’Europa risente della crisi degli Stati Uniti, ove il Minnesota è già fallito e la California è in gigantesche difficoltà; negli USA la povertà è aumentata come pure la disoccupazione. Dall’economia americana deriva una difficoltà imprenditoriale ed economico-finanziaria in Europa. Nel nord ci sono state banche fallite (in Islanda) con rilevanti conseguenze in Gran Bretagna, mentre Francia e Germania hanno il sistema bancario fortemente indebitato e carico di titoli di poco conto. A ciò si aggiungano le difficoltà produttive di fronte ad un mercato dell’Asia ove il costo della manodopera è 20-25 volte inferiore a quanto costa in Europa. Ciò spiega, in poche parole, la crisi internazionale“.

La sua proposta di introdurre la possibilità di sanzionare con il carcere i giornalisti che pubblicano il contenuto di intercettazioni in certe fasi delle indagini è parsa una proposta decisamente reazionaria, poi però lei a me ha detto di essere stato male interpretato. Può chiarire dunque qual è la sua proposta esattamente?

La mia proposta è chiara: il giornalista che pubblica una intercettazione coperta dal segreto investigativo rischia di danneggiare l’indagine ed il giornalista che pubblica un’intercettazione che non ha alcuna rilevanza penale o di pubblico interesse rischia di danneggiare irrimediabilmente una persona: in tal caso la sanzione non può non essere adeguata. Ritengo congrua quella da 15 giorni ad 1 anno di reclusione, tenuto presente che fino a 6 mesi la pena è convertibile in denaro e quindi il carcere è puramente teorico. Del resto, se chi ruba una mela subisce una condanna da 3 mesi a 3 anni, penso che chi danneggia un’indagine o rovina la vita di una persona possa subire una sanzione non infima“.

In ogni caso, non le sembra che anche il solo ventilare la possibilità del carcere per i giornalisti sia una cosa che fa venire in mente regimi autoritari?

Non mi sembra proprio. I giornalisti devono pubblicare ciò che è lecito, non ciò che è illecito. Se quindi pubblicano qualcosa di illecito, debbono pur subire una qualche congrua sanzione“.

In quali altri Paesi c’è una misura come quella da lei proposta?

In Inghilterra Murdock ha subito conseguenze molto significative, tanto da aver dovuto chiudere un giornale e da aver visto giornalisti in carcere, non per pochi minuti o con pena convertita in denaro, ma per periodi significativi! Tutto ciò tanto per esemplificare“.

Può farci degli esempi di pubblicazioni di intercettazioni “non pertinenti”, tali da meritare il carcere nel caso venisse approvata la sua proposta?

Ricordo il caso di quella ragazza che per una sola volta è andata a cena a casa del premier, che non si ritiene una escort e che come tale è stata invece qualificata in trasmissioni ed articoli, che ha querelato a destra ed a manca chiunque, ma la cui onorabilità è stata irrimediabilmente compromessa dalla pubblicazione“.

In realtà però pare che l’attuale capo del governo le intercettazioni le voglia bloccare quasi in toto e comunque bloccare la pubblicazione del contenuto di quelle per lui dannose pur se “pertinenti”. Anzi, proprio perché “pertinenti”.

Non è affatto vero. Le intercettazioni che riguardano il premier possono essere pubblicate se hanno rilevanza penale. Questo deve essere il discrimine. E deve essere un giudice a stabilirlo, non il giornalista o il difensore o il Pubblico Ministero”.

A suo tempo l’avvocato ed ex sottosegretario alla Giustizia Taormina ha gettato la spugna, denunciando in seguito i modi spicci con il quale Silvio Berlusconi si fa confezionare le leggi su misura dai suoi avvocati. Lei è avvocato: cosa le risulta riguardo la confezione delle leggi cosiddette ad personam?

L’on. Taormina non ha “gettato la spugna”, ma non è stato ricandidato. Personalmente non individuo significative leggi “ad personam”. Il fatto è che qualsiasi cosa venga proposta in tema di giustizia viene scambiata per un intervento “ad personam”“.

Come che sia, le pare sano dal punto di vista del costume e della democrazia che tali avvocati siano anche parlamentari? O meglio: le pare sano che i suoi avvocati vengano candidati alle elezioni per potarli portare in parlamento?

Sono ovviamente favorevole al fatto che ci siano avvocati anche parlamentari: è sempre accaduto in tutta la storia repubblicana e, per come la penso, è giusto che sia così. Egualmente avviene all’estero. Il problema è quello di avere avvocati che fanno i bene i parlamentari, cioè che mettono le loro capacità al servizio dell’interesse pubblico“.

Con l’attuale sistema elettorale le candidature vengono calate dall’alto, autoritariamente. Non le pare legittimo il sospetto che voler fare eleggere i propri avvocati sia un modo per retribuirli o almeno gratificarli a spese dell’erario?

Certamente gli avvocati del premier non sono retribuiti con il compenso parlamentare, che peraltro è divenuto ormai irrisorio rispetto alla funzione“.

Le è mai stato chiesto di collaborare alla stesura delle leggi gradite al premier sul piano personale?

Ho predisposto molte proposte di legge in vari campi, ma non so se siano state gradite o meno “al premier sul piano personale”, nè mi sono mai posto il problema, avendo sempre pensato che le leggi dovevano essere gradite ai cittadini italiani e fatte nell’interesse degli stessi“.

Da avvocato, cosa pensa dell’azione dei suoi colleghi Ghedini e Longo nell’occuparsi del loro cliente Berlusconi sia nei processi che nella definizione di certe leggi? Il loro piglio non è controproducente?

“Penso che gli avvocati Ghedini e Longo sia professionisti di assoluto valore che possono contribuire al miglioramento della produzione legislativa parlamentare mettendo la loro abilità al servizio dei cittadini italiani”.

Si parla molto, e da troppo tempo, di riforma della Giustizia. Lei cosa proporrebbe?

“Ritengo che la bozza di proposta presentata dal Ministro Alfano contenga esattamente i punti utili per una modifica reale dell’attuale situazione. A questa mi richiamo integralmente”.

Ma come può funzionare la Giustizia se i fondi sono sempre insufficienti? E farla funzionare significa anche sveltirla, compito che oggi pare impossibile.

“Tutti i settori reclamano più fondi, non essendocene uno solo che sia disponibile a vedere ridotte le proprie risorse. Ma lo Stato ha meno disponibilità che in passato, quindi le risorse debbono necessariamente essere ridotte. L’importante è l’organizzazione del servizio giustizia, che in molti settori va fortemente migliorata”.

A volte mi sento dire che il male della Giustizia italiana è l’eccessivo numero di avvocati. Ne abbiamo in quantità molto più grandi degli altri Paesi non solo europei.

“Concordo che esiste un numero eccessivo di avvocati, ma Lei sa che mi sono opposto alla liberalizzazione che avrebbe comportato l’immissione in attività di circa 7-800.000 nuovi avvocati da un momento all’altro. Allora bisogna intendersi: o troppi o troppo pochi! In realtà ritengo che in Italia siano davvero troppi perchè questa è la constatazione ove si controlli il numero di quelli che esercitano negli altri paesi europei”.

L’introduzione del giudice di pace è stata utile? Le cause civili sono tuttora in numero enorme e spesso impiegano tempi biblici, anzi escatologici.

“L’introduzione del Giudice di Pace è stata utile ma non sufficiente. La tempistica di durata delle cause civili è eccessiva e non giustificata”.

Forse però è anche vero che noi italiani siamo troppo litigiosi. Più degli altri popoli di origine latina?

“Il popolo italiano è litigioso come qualsiasi altro popolo. Il fatto è che in Italia la giustizia funziona peggio che in altri paesi. Le responsabilità vanno equamente distribuite tra tutte le componenti che incidono nel sistema giustizia”.

Come giudica il comportamento del presidente della Repubblica, a quanto pare impegnato a sondare eventuali possibilità di governi non più a guida Berlusconi?

“Il presidente della Repubblica sta facendo molto bene, ma non mi pare proprio che stia “sondando eventuali altri governi””.

I giornali l’hanno posta tra quelli che incitano Berlusconi a non dimettersi. Perché non dovrebbe, a fronte del precipitare della situazione finanziaria e dello stato di quella economica?

“Perchè la situazione economico-finanziaria di evidente crisi mondiale (e quindi anche italiana) non dipende dal Presidente del Consiglio e comunque non vedo all’orizzonte un’altra persona che abbia fatto una proposta concreta per risolvere totalmente il problema”.

Ma davvero l’Italia la può salvare solo Berlusconi?

“Oggi è così. Domani si vedrà chi ci sarà”.

Come giudica un Paese e una democrazia che possono essere salvate solo da un uomo anziché anche da altri?

“Un Paese e una democrazia sono salvati da tutti i cittadini, non solo da un uomo”.

Si farà il governo “tecnico”?

“Sono totalmente contrario”.

 Si andrà a elezioni in primavera?

“Purtroppo non ho la sfera di cristallo”.