Berlusconi e il processo Mills: scontro al Csm sulle offese a De Pasquale, i laici del Pdl bloccano la delibera

Silvio Berlusconi

Scontro al Csm sulla risoluzione che accusa Silvio Berlusconi di aver denigrato il pm del processo Mills Fabio De Pasquale e l’intera magistratura quando nell’ottobre scorso parlò di un ”accordo tra i giudici di sinistra per sovvertire il risultato delle elezioni”. I laici eletti su indicazione di Pdl e Lega hanno lasciato l’aula Bachelet, facendo mancare il numero legale e impedendo così all’assemblea di votare il 19 gennaio il documento. Un evento traumatico che non si era mai verificato in questa consiliatura e che è avvenuto proprio il giorno in cui Berlusconi è tornato ad accusare i pm che lo hanno messo sotto inchiesta per la vicenda Ruby.

In difesa di questi magistrati è sceso comunque in campo il vice presidente del Csm Michele Vietti: “usare espressioni come sovvertimento dell’ordine democratico è tanto grave quanto infondato” ha dichiarato ai giornalisti. La decisione di lasciare l’aula è stata presa dai quattro laici del Pdl (Nicolò Zanon, Annibale Marini, Filiberto Palumbo e Bartolomeo Romano),e da Matteo Brigandì della Lega, dopo che il plenum con 18 voti a favore e 5 contrari aveva bocciato la loro richiesta di non procedere al dibattito: impossibile discutere – avevano argomentato – perché gli interventi del Csm a tutela dei magistrati sono ”illegittimi”: ”non li prevede nè la Costituzione, nè la legge”, e oltretutto in questo modo il Csm ”si inserisce nel conflitto tra politica e giustizia”, arrivando a censurare ”organi istituzionali e politici”.

Tesi contestata dai tutti i togati e dai laici di centrosinistra, convinti che il Csm abbia invece il dovere di dare ai magistrati “una tutela istituzionale”; soprattutto quando nei loro confronti viene rivolta ”l’accusa più grave e infamante” quella di agire per finalità politiche. E di ”verità rovesciate” ha parlato, replicando ai laici della maggioranza, il togato del Movimento per la Giustizia Paolo Carfì: così si fa passare per ”condotta dannosa” quella del Csm, che ”cerca di tutelare la dignità della magistratura”, che è ”cardine di ogni moderna democrazia”, ”non quella di coloro che quella istituzione quotidianamente da anni denigrano”.

Alla fine non è rimasto che aggiornare la seduta a domani, dopo un breve dibattito sul contenuto della risoluzione che contiene anche un appello alle istituzioni a ”ripristinare un clima di rispetto” verso la magistratura. ”Da parte nostra il dialogo è stato massimo” ,dice il relatore Roberto Rossi; conviene Riccardo Fuzio (Unicost), che imputa ai colleghi laici il ”tentativo di trascinarci nella polemica”.

”Hanno assunto una posizione politica- rilancia Vittorio Borraccetti – C’è da parte loro una ostilità netta nei confronti delle pratiche a tutela e un’avversione al ruolo del Csm che non sia meramente amministrativo”. Se comunque domani i laici del Pdl e della Lega facessero nuovamente mancare il numero legale, tutti i togati e forse i laici del centro-sinistra potrebbero dare lettura di una dichiarazione congiunta, che riprenderebbe i contenuti della risoluzione su De Pasquale, aggirando cosi’ il veto dei colleghi.

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