Berlusconi minaccia crisi, nota di Napolitano sgradita: l’aveva vista ma l’età..

Pubblicato il 17 Agosto 2013 - 15:10 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi minaccia crisi, nota di Napolitano sgradita: l'aveva vista ma l'età..

Berlusconi e Napolitano: Che non si siano capiti?

ROMA – Aria di burrasca attorno al Governo Letta: Berlusconi minaccia la crisi, anche se pochi sembrano prenderlo sul serio. Chi gli dà credito, lo fa in modo dismissivo, come il Fatto, che titola in prima pagina:

Berlusconi, l’ultima carta: o la grazia o la fine del governo Letta”.

Ma il sottotitolo dà la chiave:

“Più passano i giorni e più Berlusconi si rende conto di essere stato incastrato dalla nota del Quirinale. L’atto di clemenza è ipotetico e complicato e al Senato si prepara il voto per farlo decadere. La mossa disperata: far saltare il banco”.

È quasi il gioco di “chicken”, chi si ferma per primo davanti al muro. Anche se il prezzo più grosso lo pagherebbe l’ Italia, è anche vero che tra le parti politiche è forse quello che rischia di più, perché se Giorgio Napolitano riuscisse a evitare le elezioni anticipate, che potrebbero forse concludersi davvero con un trionfo di Berlusconi, per lui sarebbe la fine.

Il cuore di tutto il suo sistema di vita e di pensiero, le sue tre tv, sarebbero a rischio molto di più di quanto già non lo siano: solo stando al governo Berlusconi può proteggerle.

Probabilmente Berlusconi aveva ben altro in testa: ottenere un accomodamento dei suoi problemi giudiziari più impellenti, ottenere la fine della odiata Imu, andare alle elezioni anticipate e diventare Presidente della Repubblica.

Il disegno era bellissimo, ma gli anni e la consunzione fisica pesano anche per uno come Berlusconi che è di gran lunga più bravo, più lungimirante, più astuto e anche più, diciamo così, spregiudicato, di tutti gli altri ma che qualche colpo lo ha perso anche lui.

Napolitano glielo ha  tutto scarabocchiato: sulle prime Berlusconi si è detto d’accordo con lo schema del Quirinale,  poi evidentemente ci ha ripensato, si è accorto che dallo schizzo mancava un elemento importante, quello della sua decadenza da senatore che il Senato si appresta a votare, sul quale Napolitano almeno formalmente non ha influenza e ha cercato di correre ai ripari, minacciando la crisi. Il Pd è stretto fra il bisogno di stabilità dell’ Italia e l’istinto di sopravvivenza se non tenesse duro, la base del partito, nutrita a odio per Berlusconi per anni e anni dai giornali più vicini, farebbe a sua volta saltare tutto.

Ma a Berlusconi conviene fare il matto? Nemmeno Repubblica sembra dargli molto credito. Forza maggiore l’Egitto, la notizia è un po’ in secondo piano e il titolo abbastanza distaccato:

“Berlusconi, il ricatto del Pdl: Governo a rischio.

“La sfida su grazia e decadenza. Quagliarello: non basta Napolitano a blindare l’esecutivo. Zanda: avanti così”.

Fa eco sul Corriere della Sera Dino Martirano:

Zanda: no a meline”.

Spiega:

“Mancano ancora 24 giorni alla seduta della giunta per le Elezioni del Senato — quella che dovrà discutere la proposta di decadenza (o di conferma) di Silvio Berlusconi condannato a 4 anni per frode fiscale — e già si fa incandescente lo scontro all’interno del Parlamento”.

Pd, M5S, Sel e Scelta civica hanno pochi dubbi sulla decadenza di Berlusconi:

“Per questo il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, che pure è considerato il capo delle «colombe» del Pdl, mette in guardia sulla tenuta della coalizione delle «larghe intese»”.

La giunta presieduta da Dario Stefano (Sel) è chiamata ad applicare la legge anticorruzione del 2012 (Monti, Patroni Griffi, Severino, Cancellieri) che impone la decadenza per le condanne superiori ai due anni. Il percorso che porta alla decadenza, però, Quagliariello, intervistato da Serenella Mattera per l’agenzia Ansa, lo vede come un labirinto e non come un rettilineo:

“Credo che ci siano molte cose da approfondire, da chiarire, e credo che sia interesse di tutti farlo per bene. Non per sottrarsi alla deliberazione ma perché essa non abbia esiti predeterminati e avvenga con ogni cognizione di causa vista la delicatezza della vicenda e le conseguenze politiche”.

Ma, osserva Martirano, la proposta di rallentare, anche se con la scusa di approfondire,

“non è sostenibile in casa del Pd, che ha una base che scalpita. E infatti, a stretto giro di posta, il capogruppo Luigi Zanda attacca Quagliariello: “Il temporeggiamento è la strada sbagliata, specie su un argomento così delicato su cui anche la legge richiede una tempestività estrema”. E poi, ha aggiunto Zanda, “c’è la legge Severino che prevede la decadenza se si è condannati a una certa pena, e la condizione di Berlusconi corrisponde a questa fattispecie e quindi porta alla decadenza””.

Oltre all’intervista a Quagliariello, Berlusconi, abituato a puntare su più tavoli, fa trapelare sui giornali il suo cattivo umore.

Chiunque gli parli, riferisce Paola Di Caro sul Corriere della Sera,

“lo descrive come «profondamente ferito», come un leone in gabbia. Quella nota di Napolitano che in un primo momento lo aveva lasciato freddo ma ancora non ostile”

ora a Berlusconi

“appare come la pietra tombale sulla sua vita politica, e come una ciambella bucata per un naufrago. Nulla che possa servire, nulla che possa salvarlo”.

Qui è il punto. Se è vero, e lo ha scritto il suo Giornale, che Berlusconi ha visto la nota di Napolitano prima che fosse diffusa e non nella versione finale ma nel suo processo di estensione, e non si è reso conto della mordacchia che gli veniva applicata, allora questo è un brutto segno di decadenza.

Un po’ forse gli è anche scattato, in ritardo, l’orgoglio del Titano che per molti aspetti è, anche se un titanetto italiano.

Scrive Paola Di Caro che lui non vuole “chinare la testa:

“Non ho intenzione di chiedere i servizi sociali, non ho bisogno di essere rieducato io. Non mi dimetterò, perché non c’è nulla che io abbia fatto che debba portarmi a questa decisione. E non chiederò la grazia, che sarebbe un’ammissione di colpa e non so nemmeno se servirebbe a riacquistare i miei diritti politici. Le condizioni che pone quella nota sono inaccettabili”.

Così ora Berlusconi fa trapelare di avere

“ripreso a ragionare su uno scenario che sembrava allontanato: la crisi di governo quando la giunta per le Immunità del Senato voterà sulla decadenza di Berlusconi e Pd e Pdl si divideranno. E le possibili conseguenti elezioni a breve, dopo i due obbligati passaggi della legge di stabilità e dei ritocchi alla legge elettorale”.

Ma quella delle elzioni appare una strada

“quasi impossibile”. Napolitano ha già detto che non scioglierà le Camere in assenza di una nuova legge elettorale”.

E poi, si chiede Paola Di Caro, quanto reggerebbe Berlusconi con il Pdl fuori e l’unione di Pd e grillini?

C’è poi una “terza opzione”,

“considerata la più probabile: con la crisi, Napolitano potrebbe far nascere un governo di scopo per riformare la legge elettorale e varare la legge di stabilità, prima di andare alle urne nella primavera del 2014. E nel Pdl molti pensano già che, in questo caso, converrebbe far parte in qualche modo della partita sostenendo il governo di scopo, per evitare una legge elettorale sfavorevole. Discorsi prematuri, forse. Ma aspettando che il Cavaliere sciolga la riserva, è bene cominciare a capire se esiste, e dov’è, un’uscita di sicurezza”.