Berlusconi non si ricandida: “Meglio un Monti bis, contro Vendola e Fiom”

ROMA – Berlusconi non si ricandida più e lancia l’idea Monti per riunire i moderati: il giorno dopo l’annuncio di Alfano, l’ex premier minimizza la notizia anche se il segretario aveva usato prudentemente il condizionale. “Non è una novità: è quanto dico da tempo. Io voglio l’unità dei moderati e per ottenerla, se serve, sono pronto anche a non presentarmi. Intendo fare ciò che è utile e giusto per il mio Paese e se, per ottenere un fronte unico contro la sinistra di Vendola e della Fiom, c’è bisogno che io mi faccia da parte, lo farò”.

Discesa in campo o passo indietro, sempre di un gesto per salvare il Paese si tratta, naturalmente dalla sinistra. Della lettura dei sondaggi, che danno il Pdl in liquefazione, meglio non dire. “Io non ho mai effettuato giravolte nella mia vita privata, imprenditoriale e politica, non vedo come Casini si permetta un’espressione infelice e lontana da verità”: non gli è piaciuta la battuta, ma è proprio con Casini che è costretto a riprendere il filo interrotto dell’unità dei moderati, dopo la diaspora progressiva che ha disperso i protagonisti storici del vecchio centrodestra del 2008. E Casini, cui aveva dato del “delinquente politico”, è il meno: si mangerebbe le mani pur di non dover mai più stringerle con Fini, ma l’unità costa sacrificio.

Non c’è un programma, il tempo stringe, il progetto Lista per l’Italia è arenato, Monti ha declinato offerte, il principale competitor affannosamente certo ma fa politica con le sue primarie: non resta che appellarsi all’unità. Verità lapalissiana, da lì non si scappa: “Se i moderati si uniranno saranno la maggioranza del Paese se parteciperanno alle elezioni divisi la maggioranza andrà alla sinistra” ha ribadito intervistato a Mattino 5. Per se stesso si ritaglierà un ruolo di padre nobile, di mentore più distaccato: “Io posso lavorare nell’ambito del movimento che ho creato dal ’94 per dare un supporto, per formare i giovani”.

Ma non si parli di “rottamazione”, sarebbe di cattivo gusto. Resta, anche in assenza di un orizzonte programmatico, il problema della leadership. Chi dopo Berlusconi? Per ora nessuno: “Non escluderei Mario Monti come leader del raggruppamento dei moderati'”, solo che per questa opzione non basterebbero nemmeno una perfetta identità di vedute con Casini, servirebbe un’altra legge elettorale, vicolo strettissimo. Gli altri candidati dove sono, Berlusconi li invita a fare un fischio: “Se fondai la Casa delle Libertà è perché nessuno volle farsi avanti. Oggi c’è chi se la sente ed è pronto a mettere insieme tutti i partiti che non sono di sinistra? Prego, si accomodi e avrà il mio appoggio”.

Un uomo (o una donna) nuovo e un nuovo spirito, cioè quello antico degli esordi, della rivoluzione liberale con il sorriso. Per questo basta con Partito delle Libertà, belle parole mortificate da quell’orribile acronimo Pdl che,  per Berlusconi, fa tanto vecchia politica e funzionari grigi. Alla fine il suo cantore ufficiale ha sintetizzato meglio di tutti il memento un po’ così dell’eroe caduto per colpa dell’ingordigia delle truppe irriconoscenti. Dice Mariano Apicella: “C’è rimasto malissimo del casotto che c’è nel partito. Se dovessi raccontare queste sensazioni con una canzone la intitolerei Momento amaro. Se riuscisse a fare il partito di gente nuova come dice lui, si candiderebbe di corsa altrimenti rinuncerà”.  E se il prossimo hit fosse “Salvacondondotto”?

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