ROMA – L’ottobre nero di Silvio Berlusconi è iniziato mercoledì 2 con il voto di fiducia al governo Letta e continua oggi, venerdì 4, con un’altra tappa infausta nel cammino in salita del presidente del Pdl: l’udienza pubblica sulla sua decadenza da senatore, che sarà trasmessa in streaming, della Giunta per le elezioni del Senato.
Nella sala Koch di Palazzo Madama, dove due giorni prima i parlamentari pidiellini si erano riuniti e pensavano di aver deciso di votare sfiducia a Letta, il presidente della Giunta e relatore Dario Stefàno (Sel) parlerà del caso del senatore Berlusconi, che secondo la Legge Severino dovrebbe decadere dal suo mandato in seguito alla condanna definitiva a 4 anni emessa dalla Cassazione ai primi di agosto per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset.
Finita la relazione di Stefàno, saranno sentite le parti: i difensori di Berlusconi e Ulisse Di Giacomo, primo dei non eletti del Pdl in Molise. Quindi – verso sera – la Giunta andrà in Camera di consiglio per votare. Cosa? A meno di incredibili colpi di scena, la decadenza di Berlusconi, a favore della quale sono 15 componenti su 23 (Pd, M5S, Scelta Civica, Gruppo Misto e Sel). Solo 8, quelli di Pdl, Gal e Lega, sono contro.
Stefàno quindi darà lettura pubblica del dispositivo, dopo di che scriverà un parere e lo invierà a Piero Grasso, presidente del Senato. Alla prima Conferenza dei capigruppo, che sarà martedì 8 o 15 ottobre, si deciderà quando sottoporre all’esame dell’Aula del Senato – il cui voto è sentenza definitiva. La data non sarà più lontana di una ventina di giorni dal momento in cui la Conferenza riceverà il parere di Stefàno. Quindi si può finire agli ultimi giorni di ottobre, ma con più probabilità il Senato deciderà sulla decadenza di Berlusconi il 16 ottobre.
Perché entro martedì 15 ottobre la difesa di Silvio Berlusconi dovrà comunicare al tribunale di Milano come il condannato intende scontare la pena residua per frode fiscale (un anno di reclusione, ovvero 4 di condanna meno 3 da sottrarre in seguito all’indulto del 2006). Visto che si tratta di una condanna a 4 anni e che Berlusconi ha 77 anni, il fondatore di Mediaset non finirà in carcere: la legge prevede pene alternative per chi debba scontare non più di 4 anni di reclusione e abbia più di 70 anni.
La legge prevede inoltre che per chi deve scontare meno di tre anni di reclusione goda di una sospensione dell’esecuzione della pena, e così sarà per Berlusconi fino a metà ottobre. Dal 15 in poi il Tribunale di sorveglianza potrà decidere: l’alternativa è fra gli arresti domiciliari o l’affidamento ai servizi sociali – se il condannato ne farà richiesta e manifesterà la sua disponibilità a un percorso rieducativo. In quest’ultimo caso Berlusconi potrebbe vedersi ridotta ulteriormente la pena.
Nel caso finisca agli arresti domiciliari, il leader del centrodestra ha cambiato residenza trasferendosi da Arcore a Palazzo Grazioli a Roma, proprio per cercare di mantenere un minimo di “agibilità politica” restando fisicamente vicinissimo a Palazzo Chigi, alla Camera, Al Senato, al Quirinale, alla nuova sede di Forza Italia.
Ma la mazzata finale potrebbe arrivargli dall’interdizione dai pubblici uffici, pena accessoria sulla quale il 19 ottobre ci sarà la prima udienza della III sezione della Corte d’Appello di Milano, alla quale la Cassazione ha chiesto di ricalcolare la pena decisa dalla sentenza di II grado (5 anni): alla fine il condannato Berlusconi sarà interdetto dai pubblici uffici da un minimo di un anno a un massimo di tre.
Finisce qui l’ottobre nero del Cavaliere? No. Il 23 ottobre il Tribunale di Napoli emetterà sentenza sul processo per corruzione dell’ex senatore Sergio De Gregorio.
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