ROMA – Ore 15 del 3 di agosto, Silvio Berlusconi parla alla Camera. L’Aula tutta o quasi lo ascolta mentre scandisce quella che le cronache chiamano “informativa economica”. Ma i deputati hanno già le valigie pronte, non c’è crisi che tiene o incubo spread che possa fermare la corsa alle ferie.
Anzi a Montecitorio le santificano, le vacanze si allungano – mette subito le mani avanti il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto – perché un centinaio di deputati, con la crisi senza uscita, devono andare in pellegrinaggio. Destinazione Terra Santa, dal 3 al 9 settembre: «Circa un centinaio di parlamentari fanno un pellegrinaggio. Per rispetto verso di loro abbiamo ritenuto di iniziare le sedute dell’Aula la settimana successiva» (vale a dire il 12), ha spiegato Cicchitto.
E’ questo lo scenario della vigilia dell’ultima mossa del governo: cosa dirà Berlusconi ancora non si sa, ma quella che deve dare, e questo è certo, è una risposta ai mercati, ai contribuenti, all’Italia che tanto bene in tema di spesa pubblica e debito non sta. La spesa non si è mai fermata e anche se il deficit è rimasto contenuto, il debito c’è e peggiora. Una posizione difficile quella del premier: se dice che tutto non va poi così male i mercati non gradiranno; se dice che tutto va male e “licenzia” Tremonti i mercati potrebbero non gradire lo stesso; se si assume pienamente la responsabilità di quello che sta succedendo deve dimettersi.
In più c’è la Lega che torna a dividersi. Gran parte del gruppo dei deputati ‘maroniani’ dovrebbe disertare l’Aula di Montecitorio durante il discorso del premier, mentre dovrebbero essere presenti i parlamentari più vicini al capogruppo Marco Reguzzoni che ha fatto girare un sms con l’invito a non assentarsi se non ”per impegni inderogabili”.
Il record dello spread di paura ne fa tanta, a lasciarsi scappare la situazione di mano, dietro la porta il rischio è un fallimento su tutta la linea: economico prima, ma subito dopo politico e soprattutto sociale. Se da Parigi a Madrid a Francoforte di fiducia se ne sente poca. Lo spread oscilla, la pressione sui titoli di Stato italiani si fa forte, poi si attenua, ma non c’è certezza. Solo il primo agosto lo spread Btp-Bund è schizzato oltre i 380 punti prima di ritornare a quota 370 e poi scendere ancora a 367,3.
Mancano meno di 24 ore al discorso di Berlusconi che dirà se ripresa ci sarà e soprattutto come e c’è addirittura chi racconta che il ministro Giulio Tremonti, quello della manovra targata 2013/2014 potrebbe essere messo alla porta per fare posto a Maurizio Sacconi, che adesso del Lavoro è titolare. Proprio Tremonti, però, è quello che poco meno di cinque ore prima andrà a lavare i panni italiani in Europa, a Lussemburgo con il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker.
La versione reale ce la racconterà domani Berlusconi, fino a domenica sera poco propenso a metterci la faccia sull’Italia in crisi per accettare prima la sfida lanciata dal Pd di parlare in Aula e prendersi la briga, ma soprattutto la responsabilità di snocciolare la soluzione del governo per tirare fuori il Paese dall’uragano finanziario dove lo spread a quota 370 suggerisce che il debito è roba da vendere e non da comprare.
Senza ripresa si sopravvive, certo, ma si sopravvive male nell’Italia che ha bassa produttività, spesa pubblica squilibrata, mercato del lavoro paralizzato.