Brusca: “Berlusconi pagava un pizzo di 600 milioni di lire”

ROMA – Un pizzo da 600 milioni di lire l’anno. E’ quello che secondo il pentito di mafia Giovanni Brusca, Berlusconi pagava al boss Stefano Bontate per le sue attività economiche in Sicilia. E’ una delle rivelezioni contenute nella deposizione di Brusca, iniziata mercoledì nel carcere romano di Rebibbia nell’ambito del processo al generale dei carabinieri Mario Mori, accusato di favoreggiamento alla mafia.

”Negli anni ’80 la mafia legata a Stefano Bontate, quella dei cosiddetti perdenti, investì denaro con Dell’Utri e Berlusconi”, ha detto Brusca. ”Seppi da Ignazio Pullarà che poi il boss Giovannello Greco, temendo di perdere i frutti dell’investimento fatto con Berlusconi, fece un blitz a casa di Gaetano Cina per riprenderseli”. Brusca ha poi riferito di avere saputo, sempre dal capo mafia Pullarà, boss della famiglia di Santa Maria di Gesù, che Berlusconi pagava il pizzo a Cosa nostra per le sue attività economiche in Sicilia. Prima – ha spiegato – pagava a Bontate, poi dopo la sua morte, a Pullarà che, per fare capire all’imprenditore che era lui il nuovo riscossore del pizzo gli fece un attentato nella sua casa milanese”. L’intimidazione non sarebbe piaciuta al boss Totò Riina che avrebbe sollevato Pullarà dal suo ruolo e deciso di occuparsi personalmente della cosa. Il pentito quantifica il denaro versato da Berlusconi in 600 milioni delle vecchie lire all’anno.

”Berlusconi può essere accusato di tutto, ma con le stragi del ’92-’93 non c’entra niente”, ha detto ancora Brusca smentendo di essere mai stato ad Arcore.

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