ROMA – Silvio Berlusconi ai servizi sociali: glielo chiedono i figli Marina, Piersivlio e Luigi. E soprattutto gli avvocati Franco Coppi e Niccolò Ghedini, secondo quanto scrive Ugo Magri sulla Stampa.
Giovedì sera, mentre a Villa San Martino ad Arcore si trovavano il capo delle “colombe” Pdl, Angelino Alfano, i due figli di prime nozze e l’ultimo figlio di Berlusconi (e non la “pitonessa” Daniela Santanché e le agguerrite “amazzoni”), sarebbe stata presa in considerazione la possibilità di chiedere l’affidamento ai servizi sociali per poi magari, in caso di buona condotta, veder cancellate le pene accessorie, in primis l’incandidabilità.
Alfano, scrive Paola Di Caro sul Corriere della Sera, avrebbe presentato a Berlusconi un quadro non certo rassicurante:
Napolitano non ci darebbe il voto, le dimissioni di massa del Pdl non sarebbero scontate, la Lega chissà che farebbe, il Pd si riorganizzerebbe e potrebbe anche nascere un nuovo governo peggiore, in ogni caso fare una campagna elettorale dagli arresti domiciliari sarebbe pressoché impossibile, e la sua situazione giudiziaria potrebbe perfino peggiorare, questo il tono dei discorsi del segretario che riecheggiano quelli di tutta l’ala moderata.
A proporre la via dei servizi sociali sono stati poi i due avvocati dell’ex presidente del Consiglio, Coppi e Ghedini. La tesi di avvocati e rampolli è stata sostenuta anche dall’azienda Mediaset: il timore del Biscione, sottolinea Magri, è che una crisi di governo faccia frenare la ripresa e comprometta gli investimenti pubblicitari delle multinazionali, che si decidono a settembre.
Coppi e Ghedini hanno poi un bel daffare a tentare di convincere Berlusconi a chiedere un atto di clemenza al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Fino ad ora l’ex presidente del Consiglio ha sempre respinto sdegnato l’ipotesi, convinto che sia lui a dover ricevere delle scuse per le persecuzioni subite.
Ma che un cambio di rotta nel pensiero di Berlusconi sia in atto lo si vede dal fatto che, riporta Magri, per la prima volta il condannato non ha “mandato a quel paese” chi gli parlava di servizi sociali. L’unico punto su cui resta irremovibile è la decadenza da senatore.
Scrive Magri:
Se il 9 settembre la Giunta delle elezioni boccerà la relazione di Augello (Pdl) che mira a prendere tempo, la temperatura salirà alle stelle. E se nei giorni seguenti il Pd voterà per espellere Berlusconi dal Senato, a quel punto la crisi sarà automatica, i ministri Pdl daranno le dimissioni un minuto dopo.
Diverso sarebbe se, con la scusa di chiarire certi dubbi sulla legge Severino, venisse procrastinata la decadenza del Cav in attesa che si pronunci la Corte Costituzionale. In quel caso, incrociano le dita gli avvocati (ma fanno scongiuri anche i figli, per non parlare di ministri, vice-ministri e sottosegretari), potrebbe innescarsi un percorso virtuoso sulla scia tracciata dieci giorni fa da Napolitano.
Ricapitolando: niente decadenza immediata, affidamento ai servizi sociali su richiesta degli avvocati, seguito forse da una grazia o da una commutazione della pena.
Di tutto questo si ragionerà in un «Gran Consiglio» convocato ad Arcore per l’ora di pranzo, con tutta la delegazione ministeriale al completo, più Cicchitto, Gasparri, Bonaiuti, Bondi, Verdini, la Santanché...
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