Berlusconi a processo, il paradosso delle parti lese

Pubblicato il 16 Febbraio 2011 - 13:28 OLTRE 6 MESI FA

Ruby

MILANO – Sono quattro le parti lese da Berlusconi, così come stabilito dal giudice di Milano Cristina Di Censo. Ma tutti e quattro somigliano più a “presunte parti lese” perché finora nessuno si è dichiarato offeso dai reati contestati al premier.

Ruby, è la parte lesa per il reato di prostituzione minorile. In realtà lei non ha mai chiaramento ammesso rapporti sessuali a pagamento con Berlusconi quando era minorenne. Il quotidiano Repubblica ha citato alcuni stralci di verbali inediti, tratti dalle dichiarazioni della marocchina ai pm il 3 agosto 2010. Nei verbali la ragazza spiega che Berlusconi, ad Arcore, le aveva fatto intendere di volere del sesso in cambio di consistenti somme di denaro. “Ma non lo ha detto chiaramente”, dice lei. Secondo i tabulati poi, la ragazza avrebbe soggiornato ad Arcore in qualche occasione quando il padrone di casa era assente.

Il ministero dell’Interno. Altra parte lesa. In realtà il ministro Maroni, quando in Parlamento chiarì i contorni della serata del 27 maggio in Questura, la notte della telefonata di Berlusconi, ha spiegato che le procedure erano state rispettate. Magari in Questura si sono mossi con maggior sollecitudine, data la chiamata istituzionale, ma tutto nelle regole. I tre funzionari che risultano parte lesa insieme al Ministero, per Maroni, avrebbero rispettato l’iter. Sono il capo di Gabinetto della Questura milanese, Pietro Ostuni, il commissario Giorgia Iafrate, e il dirigente dell’Ufficio prevenzione generale, Ivo Morelli.