Berlusconi giorni radiosi, la maggioranza aggiunge posti a tavola

di Lucio Fero
Pubblicato il 18 Febbraio 2011 - 15:10 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Umberto Bossi si è tenuto basso dicendo che “era stato un buon giorno” quello in cui Fini aveva dovuto dar dei “venduti” ai suoi deputati e senatori che lo mollano e Casini si era sfilato dall’alleanza elettorale con Bersani. Altro che “buoni”, sono giorni radiosi per Silvio Berlusconi. La maggioranza aggiunge posti a tavola: Menardi, Pontone e forse Saia e Baldassarri che stavano, e poco stanno ancora con Fli. E Rosso e Barbareschi e la Thaler che si sgancia e non è chiaro dove si aggancia ma comunque approda in maggioranza. E Guzzanti che “indirettamente”, come precisa, comunque appoggia il governo e mette in un canto la “mignottocrazia”. Son giorni radiosi: alla Camera si marcia verso quota 320 e forse di più. Passata è la tempesta o almeno la tempesta non bagna e non scuote il Parlamento, Parlamento che ritorna berlusconiano.

Giorni radiosi in cui Fini è solo e tutto rammarico e pianto sul latte versato. Fini c’è ancora e ancora ci sarà ma per Berlusconi in questi giorni è scalato a molestia e non più minaccia. E quegli altri che sotto la pressa di possibili elezioni anticipate si erano ravvicinati se non uniti. Quegli altri, sospinte le elezioni più in là, chissà quanto più in là, tornano divisi e al quanto “calpesti”. Casini lascia Bersani e D’Alema orfani di strategia, Vendola si inventa la Bindi candidato leader, il popolo della sinistra si entusiasma per l’ottimo candidato della minoranza sicura. E Bossi, Bossi non lo molla Berlusconi: è il mezzodì splendente dei giorni radiosi.

Tanto radiosi che ci si può provare, provare a darsi la grande soddisfazione: la nuova giustizia, quella con la magistratura separata in separate carriere, la magistratura che paga se sbaglia e soprattutto se azzarda in inchieste. Fino al colpo finale: di nuovo l’immunità parlamentare, di nuovo gli eletti invulnerabili alla magistratura, com’era ai bei tempi prima del golpe chiamato Tangentopoli. Sì, Bossi e Calderoli non hanno digerito che il 17 marzo fosse festa vera e piena dell’Italia, con scuole, fabbriche e uffici chiusi. Ma è un particolare dei giorni radiosi. Anche Tremonti ha pagato sia pur modesto tributo alla causa, ha fatto da “testimone” al discorso della “ripresa”. Ovunque si gira Berlusconi vede che la “politica” non gli dà problemi, la “politica” è impermeabile e blindata alla tempesta. Strepitino pure al “mercato dei parlamentari”, son grida di comari rancorose e impotenti. Oggi la Chiesa cattolica non gli farà pubbliche feste, ma poteva andare molto peggio.

L’Italia si adegua e si acconcia: si tiene il governo, il premier imputato e processato. Passi avanti e non indietro, niente dimissioni, niente elezioni. Berlusconi dura e perdura. E’ un’Italia immota con un premier invulnerabile. Un’Italia un po’ “brezneviana” i cui occhi assistono e il cui stomaco digerisce i giorni radiosi del Capo.