Berlusconi e Ruby, parla l’amica del cuore: “Ci aveva detto del premier. Le aveva anche regalato un’auto”

Pubblicato il 28 Ottobre 2010 - 21:03 OLTRE 6 MESI FA

Ruby-Karima

E’ una casa di bambole il ‘Kinderheim’, la casa famiglia che si trova a Sant’Ilario, sulle colline di Genova, dove dal maggio scorso dovrebbe risiedere Ruby, la minorenne marocchina al centro dell’indagine della Procura di Milano su presunte feste a luci rosse.

La ragazza era stata mandata qui dal tribunale dei minori di Milano ma non è dato sapere se oggi sia ancora assegnata a questa comunità. Dalle piccole finestre ornate di tendine di pizzo sbucano i visi di bambine cresciute troppo in fretta, tutte minorenni con tanti problemi e gli occhi bistrati di nero.

Ragazzine che intravedono la possibilità di una notorietà riflessa e che parlano, almeno fino a quando le lasciano parlare. Una, soprattutto, che dice di essere l’amica del cuore di Ruby. E’ lei che racconta di lunghe chiacchierate al telefono con Ruby come quella di ieri, 27 ottobre, durante la quale la giovanissima marocchina le avrebbe detto: ”Domani compra il giornale, mi raccomando, compra il giornale”.

”La sento spesso al cellulare – dice la ragazzina affacciata alla finestra – ma è sempre lei che mi chiama. Oppure chattiamo su facebook”. Proprio sul popolare network il profilo di Ruby Rubacuori è quello che consente alla giovane marocchina di tenersi ”sempre in contatto con noi, che siamo davvero le sue amiche”. Ma adesso quel profilo non c’è più, è stato cancellato.

Parla, la ragazzina, e non c’è modo di verificare quello che dice: ”Certo che sapevamo del premier, ce l’aveva detto che lo conosceva. Ci ha detto che le ha fatto un sacco di regali, anche una macchina, un’Audi R8 che costa un mucchio di soldi”.

Sembra che la ragazzina non si renda conto dell’importanza di quello che dice: è come se raccontasse la storia bella di una Cenerentola che è diventata principessa, di una di loro che ce l’ha fatta. Né più né meno che una favola.

Ruby ”arrivava a volte con tanti soldi e ne dava anche a noi, a chi ne aveva bisogno”. Come l’ultima volta, che aveva ”cinquemila euro”. Ma Ruby non stava sempre in quella casa di bambole, se ne andava sempre in giro: ”Spesso andava in Sardegna” dice la ragazzina.

All’interno della casa-famiglia c’è la polizia, è la stessa ragazzina che lo conferma. Resta affacciata ancora un po’ brandendo un cellulare come se fosse un’arma, oppure un alibi. Resta ancora un po’, per descrivere la sua amica ”del cuore”: ”E’ carina sì, ma soprattutto è sempre allegra, fa allegria, parla sempre”. Parla troppo. Come la ragazzina affacciata alla finestra.

E’ sera ormai quando arriva la direttrice del Kinderheim, il sorriso che si spegne appena capisce che la casa-famiglia è assediata dai giornalisti. ”E’ un luogo che accoglie minorenni” ammonisce, prima di chiudersi la porta alle spalle. ”Mi hanno fatto tornare”, dice.

Infatti, la signora era già a casa sua quando alla casa-famiglia sono arrivati quei tre agenti sulla Golf nera. La ragazzina sparisce dietro alle finestre con le tendine e c’è chi chiude le imposte di legno verde. E’ tutto silenzio, non una voce si sente provenire dalla casa, se non un gemito lungo come un pianto.

Quella casa che nasconde non solo la storia di Ruby, le sue fughe e le sue serate al ‘Fellini’ o all”Albikokka’, due discoteche genovesi, i suoi pomeriggi dal parrucchiere dove parla di lap dance e di luoghi lontani, ma anche tante storie difficili, di bambine cresciute tutte troppo in fretta, adesso è muta.

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