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Caso Ruby, Berlusconi riunisce il Pdl: “La bufera passerà, andiamo avanti con le riforme”

di luiss_vcontursi |26 Gennaio 2011 10:47

Silvio Berlusconi

Convinto che la ‘bufera’ sul caso Ruby passerà, che la gente è ancora con lui, anche grazie a quelli che definisce ”abusi continui e ripetuti” da parte dei pm milanesi; ma è anche consapevole che l’unico modo per evitare le elezioni anticipate sia quello di allargare la maggioranza, non certo all’Udc che sta dimostrando di voler solo logorare il governo, ma a tutti quei parlamentari (anche del centrosinistra) che vedono nel voto un danno per il Paese e per gli italiani.

Silvio Berlusconi riunisce i vertici del Pdl e detta la linea: insieme al premier i coordinatori del partito Denis Verdini e Ignazio La Russa (Sandro Bondi non si e’ visto), i ministri Angelino Alfano, Maurizio Sacconi, il sottosegretario Gianni Letta e i capigruppo del Pdl (Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliariello e Massimo Corsaro) ed infine l’avvocato-deputato Niccolo’ Ghedini. Dagli effetti dell’inchiesta milanese si passa ben presto ad analizzare la situazione nel Terzo Polo.

L’opinione di diversi presenti è che l’alleanza fra Udc, Fli, Api e Mpa sia già in crisi. La sensazione, in vista del voto di sfiducia contro Sandro Bondi, è che la mozione non passerà. Anzi, si fanno previsioni ottimistiche, tanto che qualcuno azzarda una maggioranza superiore a quella del 14 dicembre scorso. Qualcuno riferisce che alcuni dentro Fli e Udc hanno cominciato a manifestare segni di prudenza sul voto, così come nelle file del Mpa. Segno, è la lettura dei vertici del partito, che molti nel Terzo Polo vogliono tenere in vita il governo. Il premier, riferisce chi c’era, annuisce. Anche lui, raccontano, ormai ha perso le speranze di convincere Pier Ferdinando Casini.

L’opinione, condivisa da Berlusconi, è che il leader centrista abbia fatto solo finta di voler sostenere con senso di responsabilita’ il governo, forse solo per partecipare alla partita delle nomine nelle aziende pubbliche. Non meno duro il giudizio su Gianfranco Fini. Nonostante avesse promesso di dare le dimissioni nel caso in cui si fosse dimostrato che la casa di Montecarlo era di proprietà del cognato, la sensazione prevalente è che non si dimetterà, proseguendo nell’anomalia di un presidente della Camera che è anche leader di un partito dell’opposizione. Il premier lo ritiene complice del tentativo dei pm di sovvertire il voto democratico, ma lo giudica anche completamente dipendente da Casini.

Berlusconi, comunque, è certo di poter andare avanti, nonostante i numeri a Montecitorio siano risicati. Ma non intende galleggiare: ai presenti, infatti, ha ribadito di voler procedere sulla strada delle riforme. Ne ha citate soprattutto tre, alle quali dà massima importanza: federalismo, riforma della giustizia e ammodernamento del fisco. Il Cavaliere ha ricordato il voto di qualche giorno fa sullo stato della giustizia in cui la maggioranza ha raccolto venti voti di in più delle opposizioni. Infine un accenno ai rapporti con la Lega. Il Cavaliere si è detto sereno, il rapporto con Umberto Bossi è solido e non è in discussione, ha ripetuto.

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