ROMA – La tempesta sui mercati finanziari, le pressioni dell’Europa, del presidente Giorgio Napolitano, delle opposizioni, l’ultimatum di sindacati, associazioni e imprese: Silvio Berlusconi è con le spalle al muro e ha una notte per tirare fuori qualche misura anti crisi. Le pensioni per ora non si possono toccare e le semplificazioni da sole non bastano. E allora il governo potrebbe ricorrere al condono, un evergreen del berlusconismo.
I primi provvedimenti potrebbero essere inseriti nella legge di stabilità all’esame della commissione Bilancio del Senato. Il termine per la presentazione degli emendamenti è vicino: la data fissata è venerdì 4 novembre.
L’intenzione è agire in fretta, tanto che Berlusconi vorrebbe presentarsi già giovedì ai partner del G20 di Cannes con un dossier di “piatti pronti”, di misure già prese.
Certo Napolitano ha fatto di tutto per spingere il premier ad agire e dopo aver passato una giornata a consultare le opposizioni per invitarle a non ostacolare il cammino dei provvedimenti anti crisi in un Parlamento in cui la maggioranza zoppica, ha fatto sapere di considerare ormai ”improrogabile l’assunzione di decisioni efficaci nell’ambito della lettera di impegni indirizzata dal governo alle autorità europee”.
Poi ci si sono messe anche le parti sociali, dall’associazione delle banche alla Cgil, più o meno in coro: “Il governo faccia qualcosa o si faccia da parte”
Quindi qualcosa va fatta, ma resta da capire cosa e come. Con un maxi emendamento alla legge di stabilità? Con un “decreto Europa” o un “decreto Omnibus”?
Il menu, l’unico possibile senza far cadere il governo, è questo: il piano di privatizzazioni e dismissioni del patrimonio pubblico (5 miliardi di proventi all’anno nel prossimo triennio); le liberalizzazioni (dagli orari dei negozi, ai carburanti fino alle assicurazioni); la delega fiscale; le semplificazioni; circola anche l’ipotesi di un ulteriore rialzo dell’Iva. La portata principale è quella di cui ha parlato il ministro dello Sviluppo Paolo Romani, che non ha escluso ”formule come il concordato o il condono fiscale”, rilanciando una misura circolata in occasione delle indiscrezioni emerse sul decreto sviluppo, quando si parlò – e si smentì – di ben 12 condoni in arrivo.