Berlusconi è a terra, paura di “toccarlo”

di Lucio Fero
Pubblicato il 30 Maggio 2011 - 18:21 OLTRE 6 MESI FA

foto Lapresse

ROMA – Berlusconi è a terra e le “due Italie” lo guardano, entrambe incerte se “toccarlo”. Mezza Italia che di Berlusconi non ne può più è andata a votare per dirlo e non si aspettava che la sua voce risuonasse così forte, rimbalzasse così netta dai seggi elettorali, diventasse eco nazionale che si diffonde e propaga. Adesso questa mezza Italia vive questo giorno come il primo giorno della “liberazione” da Berlusconi. Ma quasi esita a dirlo, a dirselo. Non è pudore, non è prudenza, è ancora timore. Berlusconi è a terra e la mezza Italia che di lui non ne può più teme che a “toccarlo” possa rianimarsi, per il colpo di coda se non di reni. Il giorno tanto atteso da questa mezza Italia è forse, probabilmente arrivato ma si ha altrettanta paura che voglia di proclamarlo tale. Lo si guarda, lì in terra, si resta a distanza, si aspetta. E’ una strana festa della “liberazione”, festa in punta di piedi: che il clamore non risvegli il Colosso abbattuto.

L’altra metà d’Italia, quella che a Berlusconi teneva, per metà a Berlusconi non tiene più. E invece di andare al seggio a votarlo se ne è rimasta a casa. Non per pigrizia, ma sapendo bene quel che faceva. Consapevolmente lasciando all’altra metà d’Italia il compito e lo spazio per mettere Berlusconi a terra. E anche questa altra mezza Italia, quella che votava fino ad un anno fa Berlusconi, lì per terra non lo “tocca”. Non sa se Berlusconi è in grado di rialzarsi e nemmeno sa cosa farebbe se Berlusconi provasse a rialzarsi. Dargli domani una mano? Forse o forse non più. Questa mezza Italia ha detto: stavolta no. Non ha detto ancora: mai più. Non lo soccorre né piange per lui. Ma neanche è pronta ad accompagnarlo alla porta, all’uscita. Troppo grande e fresco è ancora la traccia viva del suo potere e della sua potenza.

Berlusconi è a terra ed entrambe le Italie non sanno se “contarlo” come si fa con il pugile finito al tappeto. I colpi sono stati durissimi, l’incontro Berlusconi lo ha perso. Come non pensava, come non pensava nessuno. Non sono ancora sbiadite nella memoria le frasi, sicure e orgogliose di Berlusconi: “Sono il leader più amato in Europa, ho il sessanta e passa di gradimento elettorale”. Non sono ancora sbiadite eppure appaiono polvere, coriandoli stinti di propaganda. Eppure sei mesi fa erano sì spacconate, ma spacconate con fondamenta nella realtà. E’ stata Ruby, anzi la menzogna su Ruby? Non le “cene eleganti” cui nessuno credeva, nessuno credeva che fossero tali. Ma a Berlusconi, più o meno qualunque cosa fossero in realtà, erano e sarebbero state ancora condonate. Ma la bugia, la ripetuta e sfacciata bugia su Ruby, è stata quella? Oppure sono state le tasse, le tasse che non calano e non possono calare? Anche questo forse poteva essere perdonato se non compreso. Ma il continuo dichiarare e giurare che erano calate, che stavano calando. Forse è stato questo. O forse quell’eterno dire che grazie al “governo migliore del mondo” l’Italia era stava vaccinata, riparata ed esentata dalla crisi economica. E’ stato questo, questa cantilena mentre il reddito delle famiglie calava e la disoccupazione dei giovani diventava forzata abitudine, condizione di vita? O è stato lo stesso Berlusconi a chiedere troppo, a reclamare, esigere troppo potere, ancor più potere, tutto il potere? O sono state le sue promesse, tanto ripetute da diventar barzelletta mentre l’azione reale di governo diventava un rosario di barzellette narrate dal premier. E’ stato il premier che faceva sorridere e che ora non fa più ridere? O è stata la corte di cui si è circondato?

Berlusconi è a terra, questo è sicuro. Le due Italie lo guardano ma non lo toccano. Sanno, intuiscono che a Berlusconi tocca un “ultimo giro”. Intuiscono soprattutto che questo “ultimo giro” sarà di ferro e di fuoco. E l’Italia tutta, sia pur divisa a metà, percepisce che “l’ultimo giro” non sarà né uno sgombero elegante e sereno e neanche una normale resistenza o contro attacco. Sarà uno spasmo, saranno fili ad alta tensione staccati e scoperti di ogni protezione. Per questo l’Italia lo guarda lì e terra e nessuno, proprio nessuno lo “tocca”: ansia di restar fulminati.