Il Pdl come un treno: “Rifacciamo i connotati alla giustizia”

Con il ritorno al lavoro di Silvio Berlusconi si ripropone, prepotente, la questione giustizia nel dibattito politico.  A distanza di quasi un mese dall’aggressione subita a Piazza Duomo da Massimo Tartaglia, il presidente del Consiglio ha smesso i cerotti e ricominciato dal tema che più di ogni altro sembra essergli caro,  la giustizia.

Berlusconi accolto a Palazzo Grazioli da uno striscione esposto dai suoi sostenitori (Bentornato presidente),  ha liquidato la richiesta di Bersani di non fare leggi ad personam replicando che si tratta di leggi “ad libertatem”.

Una giornata intensa, quella del presidente del Consiglio: vertice con i suoi per dettare le linee programmatiche per il 2010,  incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e una chiacchierata con i giornalisti per spiegare, tra le altre cose, che «non c’è nessun problema» col presidente della Camera Gianfranco Fini.

Dal vertice del Pdl è emersa la volontà di accelerare proprio sui temi della giustizia. Il Guardasigilli Angelino Alfano dice ai cronisti che «l’incontro è andato molto bene. Abbiamo riscontrato la consueta coesione della nostra maggioranza e della nostra coalizione».

Il ministro, ai cronisti presenti fuori Palazzo Grazioli ha ribadito le priorità della maggioranza: accelerare i tempi della riforma costituzionale della giustizia e, parallelamente, proseguire l’iter delle leggi ordinarie del processo breve e del legittimo impedimento. «Abbiamo deciso di andare avanti sulla riforma della giustizia – ha aggiunto il ministro -. Partiranno immediatamente degli incontri all’interno della coalizione per definire un testo di riforma costituzionale della giustizia, la grande riforma del settore».

Berlusconi, quindi, punta ad abbreviare i tempi della riforma della giustizia. Una riforma  “ad libertatem” e anche, in almeno tre dei quattro punti nodali, modellata sulle sue esigenze processuali.

A cominciare dalla prima mossa, il “legittimo impedimento”,  la “riforma” con la quale, per i prossimi 18 mesi, verranno stabilite per legge tutte le circostanze nelle quali chi sia “investito da alta funzione pubblica e di governo” – ovvero Berlusconi stesso – potrà “legittimamente” saltare, da imputato o da testimone, le udienze dei processi, rendendo di fatto nullo ogni processo in cui è imputato.

La seconda mossa del Pdl è il cosiddetto “processo certo”. E’ il vecchio processo breve, adattato e rivisto. Per non incappare in evidente e massiccia incostituzionalità stavolta si estendono a tutti i tipi di reato le norme già proposte con il “processo breve”, ivi compresi quelli mafiosi. Ovviamente con condizioni temporali diverse in base alla gravità dei reati: tempi certi e obbligatori per i processi ma tempi più lunghi quanto più grave è il reato. Nel caso dei reati imputati al premier, il “tempo certo” è di sicuro inferiore a quello necessario per arrivare a sentenza.

La terza mossa è il “Lodo ter”. Ovvero sempre la stessa proposta di legge che punta a istituire per legge l’immunità per le quattro più alte cariche dello Stato. Dopo il lodo Schifani e il lodo Alfano, il partito di maggioranza  ripresenterà un’altra legge con lo stesso intento, sperando che possa, questa volta, non incappare in un giudizio contrario della Corte Costituzionale.

Quarta ed ultima mossa del Pdl, infine, quella volta a ripristinare l’immunità parlamentare, ovvero l’autorizzazione delle Camere a processare gli eletti in  Parlamento. Se le tre precedenti proposte di legge potrebbero passare con i soli voti di Pdl e Lega, questa ultima carta potrebbe essere quella vincente e ottenere un consenso quasi bipartisan. La mossa più importante, l’unica condivisa, nella sostanza, anche dall’opposizione. E, ovviamente, quella che verrà discussa per ultima perché le priorità del premier sono altre.

Quella dell’immunità parlamentare, delle quattro, è l’unica riforma che oltre ai problemi del Cavaliere potrebbe risolvere, almeno in parte, i problemi del rapporto tra politica e giustizia. Ma questa non sembra essere, nella gerarchia di Berlusconi, la cosa più importante da fare.

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