Il governo e la maggioranza costringono il Paese e loro stessi all’immobilismo, per le contraddizioni interne, per gli squilibri tra Pdl e Lega, per la nascente questione morale; una situazione che però non porterà Berlusconi a “cadere” per cui il Pd più che a situazioni di “emergenza” deve dedicarsi a elaborare il proprio profilo di alternativa credibile al centrodestra, il che richiede come condizione l’unità.
E’ questo il ragionamento svolto da Pier Luigi Bersani nella relazione di apertura dell’Assemblea nazionale del Pd che si concluderà domani con l’approvazione di alcuni documenti che saranno la base per elaborare il programma del partito. E il suo appello alla concordia è stato accolto dalle minoranze.
La fotografia che Bersani fa dell’Italia è cruda: “il Paese sta vivendo un dramma silenzioso, uno scivolamento rispetto all’Europa” che lo sta portando a “convergere con le economie più deboli d’Europa, non con le più forti”.
Purtroppo “la destra minimizza” e questa si sta rivelando la sua “colpa storica”. Lo scivolamento non è solo sul piano economico e finanziario, ma anche etico, come mostrano le inchieste sugli Appalti o il ddl del governo sulle intercettazioni, contro il quale “é doverosa ogni pratica ostruzionistica”.
Questa realtà dipende da una destra che “mostra crepe difficilmente sanabili” anche perché è la Lega a essere il “dominus” della maggioranza. Tuttavia questa situazione di “indebolimento” del governo “non è tale da costringere Berlusconi alla scelta fra cambiare o cadere”.
“Di fronte a tutto questo – ragiona Bersani – dobbiamo dire parole chiare. In un sistema bipolare la proposta politica è l’alternativa. L’emergenza non è una proposta politica, può essere un fatto e di fronte ad un fatto una grande forza come la nostra sa come prendersi le proprie responsabilità”. Ma ora c’é Berlusconi e “il nostro compito è condurre un’opposizione netta e costruire non in astratto ma nel vivo dei problemi il progetto di alternativa”.
Insomma la prospettiva del governo di emergenza il Pd non se la va a cercare, preferendo lavorare al proprio profilo nettamente alternativo alla destra. A dimostrazione di ciò Bersani ha anche lanciato una sorta di “contro manovra” rispetto alle anticipazioni di Tremonti di questi giorni.
In questa due giorni sei gruppi di lavoro entro i quali si divideranno i mille delegati all’Assemblea, discuteranno altrettanti documenti su temi come lavoro e welfare, università e ricerca, green economy, riforme istituzionali, giustizia ed Europa. Ne usciranno sei documenti di lavoro (altri quattro in una successiva Assemblea a settembre) che verranno poi discussi nei circoli e tra gli iscritti, e alla fine dell’anno si avrà quello che Bersani ha definito il “Progetto per l’Italia”, e cioé dieci proposte chiare e innovative con cui il Pd dovrebbe tornare a dialogare con la società e il Paese.
Per far questo occorre l’unità, a cui si è appellato Bersani alla fine, così come la presidente Rosy Bindi aprendo l’Assemblea: “non ossifichiamo gli schieramenti congressuali”, ha detto Bersani, “lavoriamo insieme”: “ciascuno di noi sappia, a cominciare da me – ha aggiunto tra gli applausi – che quando parla o agisce maneggia una proprietà indivisa, un patrimonio comune non frazionabile in feudi”.
Bersani poi, rispondendo alle critiche al Pd, è sembrato riferirsi a Carlo De Benedetti: “non accettiamo le critiche di chi, nella grande area politica e culturale del centrosinistra, per dimostrare quanto sia ferocemente contro Berlusconi se la prende con noi”. La relazione è stata commentata positivamente anche dalle minoranze, come da Ignazio Marino, intervenuto dal palco, Piero Fassino e Walter Veltroni, che ha sottolineato l’appello all’unità. Domani sono attesi gli interventi degli altri big nonché il voto sulle modifiche allo statuto su cui c’é accordo.
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