ROMA – Pier Luigi Bersani in giacca e cravatta (rossa). Matteo Renzi, invece, azzarda la camicia. La sfida tv tra i due candidati premier di centrosinistra si gioca anche sui dettagli visivi. Ma il duello stavolta, non è all’insegna delle gentilezze come il confronto a cinque su Sky. Al contrario tra Renzi e Bersani, non mancano le tensioni, le precisazioni e le voci che impercettibilmente si fanno più alte e secche. Da Equitalia al Medio Oriente, passando per l’industria e il finanziamento pubblico ai partiti i due si beccano più di una volta ed esauriscono rapidamente il bonus “del diritto di replica” ben prima della fine della trasmissione. Aspro anche il confronto sul tema delle alleanze, con Renzi che ribadisce il “no” a Casini e Bersani che ricorda come l’ultima corsa in solitaria del Pd, quella di Walter Veltroni, non sia finita esattamente con un trionfo.
La prima domanda è sulla crisi. Risponde per primo Renzi che punta sul “ridare i soldi al ceto medio”, Bersani, invece, “non promette 20 miliardi in un anno” e ribadisce la possibilità di una patrimoniale parlando di un ”giro di solidarietà fiscale” per rimettere in moto i consumi. E ancora qualcosa sul fronte dei prezzi e delle tariffe: ”Hai voglia parlare di lenzuolate, qui abbiamo perso il lenzuolo”. Infine misure per gli investimenti dei comuni e sul lavoro con ”un po’ di credito per le piccole imprese”. ”Facciamo – ha concluso – qualcosa in più il prossimo anno e poi mettiamoci in cammino perché dopo gli ultimi 5 anni il cammino è lungo”.
Dalla crisi, quindi si passa alla pressione fiscale. E il primo a rispondere è Bersani secondo cui “si paga molto perché non si paga tutti. Chi evade non ruba allo stato, ruba a tutti. E’ per umanità che gli mandiamo l’ambulanza perché non ne avrebbe diritto”. Bersani, quindi, chiede una Maastricht della fedeltà fiscale e ricorda come nel resto d’Europa giri meno contante. Renzi, invece, parte dal fatto che in termini di evasione fiscale negli anni si è fatto troppo poco. “Gli strumenti che abbiamo pensato non sono stati all’altezza. A cominciare da Equitalia, perché mettere le ganasce ai piccoli artigiani non risolve il problema”. Per Renzi, insomma, è ora di puntare sul grosso evasore, incrociando le banche dati.
E su Equitalia si accende lo scontro, visto che Bersani si avvale del primo diritto di replica: “Equitalia non l’abbiamo inventata noi. Stiamo cercando di migliorarla”. Sulla Svizzera, su cui Renzi continua a spingere per un accordo, Bersani ribadisce il suo no. Perché, è il suo giudizio, si tratta di un condono. “Se c’è gente che preferisce il passerotto al tacchino sul piatto – ha attaccato con la prima delle sue proverbiali metafore – va bene ma io voglio dire che sul condono non sono d’accordo”. Contro replica di Renzi che ricorda a Bersani gli oltre 2500 giorni trascorsi al governo: “Forse – spiega – non è stato fatto abbastanza”.
Si parla di Europa, quindi, e Renzi ricorda: “Per i miei figli sogno gli Stati Uniti d’Europa”. Bersani, invece, ricorda come il “continente più forte del mondo sia diventato un problema per il mondo”. Visioni diverse tra Renzi e Bersani anche quando si parla di Medio Oriente. Per il segretario del Pd è centrale il riconoscimento all’Onu dello Stato della Palestina, mentre per Renzi la questione nodale è il problema Iran: ”Non sono d’accordo sul fatto che la centralità di tutto sia il conflitto Israelo-Palestinese: il problema e’ l’Iran e se non raccogliamo il grido di dolore dei ragazzi di quel Paese, se non risolviamo lì’ non risolviamo nemmeno la questione tra Israele e Palestina, e un’Europa degna di questo nome non deve lasciare solo gli Stati Uniti’. ‘ E anche qui Bersani replica: “Spero che su un tema simile (il voto sulla Palestina, ndr) il Pd abbia una posizione univoca. Tutti i Paesi del mediterraneo voteranno sì”.
Confronto e divergenze di opinioni tra i due anche in tema di politica industriale. Per Bersani “bisogna occuparsene delle imprese perché se non ce se ne occupa…Se sei azionista pubblico, ad esempio, chiediti se è il caso di vendere Ansaldo Energia, se la Fiat ce la fa da sola o deve arrivare qualcun altro, sulla siderurgia bisogna rimettere a posto un sistema prezioso per il paese. Bisogna tornare a fare mente locale su cose basiche del sistema industriale, il saper fare italiano va portato verso nuove frontiere tecnologiche”. Renzi punge e spiega che anche il centrosinistra ha qualcosa da farsi perdonare. A quel punto Bersani replica: “Nessuno è perfetto per l’amore di Dio ma non mettiamo insieme tutti gli ultimi 20 anni e i nostri governi con quelli di destra. Noi rispetto alla politica industriale abbiamo fatto parecchie cose”. ”Certo – ribatte Renzi – Berlusconi ha deluso tutti ma noi non abbiamo capito la strategia per i nostri figli”. Il segretario Pd a questo punto taglia corto: ”Discutiamo un altro momento, davanti ad una birra…”.
La prima domanda arrivata dai telespettatori attraverso il sito aperto da Rai Uno per l’evento è sui costi della politica. Renzi. ricorda di essere a favore, a rischio di essere demagogico, dell’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Poi rilancia sui vitalizi: “Solo una politica in grado di tagliare se stessa può chiedere tagli ai cittadini”. Bersani ricorda l’abolizione dei vitalizi e il dimezzamento del finanziamento ai partiti. Ma Renzi si avvale della replica per ricordare che dimezzare non basta, a suo giudizio il finanziamento pubblico va abolito. E sul tema Renzi e Bersani si scontrano nuovamente a forza di repliche. Bersani “non si rassegna all’idea che la politica la debbano fare solo i ricchi”.
La tensione sale anche quando arriva la domanda sulle alleanze, uno dei temi che divide di più i due candidati. Ad aprire le ostilità è Renzi: ”Non dovremmo fare l’accordo con Casini: Vendola dice che vuole sentire profumo di sinistra, questo è profumo di inciucio”. Subito prima Bersani aveva ricordato: ”Se qui non vogliamo né l’Udc né Vendola, ricordo che l’ultima volta che abbiamo voluto fare tutto da soli ha vinto Berlusconi. Bisogna essere umili e aprirsi”.
Scattano quindi le repliche. Inizia Renzi: “Sei sicuro che riusciamo a tenere tutte le anime insieme? La nostra preoccupazione è finire come l’Unione del 2008”. Secca la risposta di Bersani: ”Attenzione a non usare l’argomento dell’avversario. Nel 2008 non c’era il Partito Democratico e quella era un’alleanza che andava da Mastella a Vendola”.
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