ROMA – Un “governo di cambiamento”. Un governo che, ad oggi, rischia seriamente di non esserci mai. Eppure Pier Luigi Bersani anche dopo aver sbattuto contro il muro del Movimento a 5 stelle e uno scambio non esattamente gentile con Beppe Grillo prova ad andare per la sua strada.
”Andrò al Quirinale – spiega Bersani parlando di giovedì 28 marzo- e valuterò insieme al Presidente della Repubblica. Non ho diktat da fare, come leggo, devo portare una valutazione conclusiva fatta di numeri e anche di valutazioni politiche e con il Capo dello Stato il dialogo è sempre bello, corretto e produttivo”. Una dichiarazione che, a meno di 24 ore dall’incontro con il Presidente della Repubblica, sembra quasi una resa. Perché i numeri, come da previsione, non ci sono.
Bersani si rivolge ancora una volta al Movimento 5 Stelle e spiega che le forze politiche ”stanno riflettendo” ma ”sta a loro in caso di risposta negativa che cos’altro”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani al termine delle consultazioni di oggi. Comunque, ha osservato, chi dice no ”lo dice non a Bersani che non si rompe la testa lo dice all’Italia”.
Perché, è il pensiero di Bersani, non è lui a rischiare di rompersi la testa ma l’Italia: ”La mia testa sarà in ordine, in ogni caso, tranquillissima. Stiamo parlando dell’Italia, non della mia testa”
Quindi il leader del Pd si rivolge direttamente a Grillo che poco prima aveva parlato di “partiti puttanieri”: ”Pensare di fermare l’intelligenza con gli insulti è come fermare l’acqua con le mani…si puo’ insultare se si sta fuori dal Palazzo, quando si sta dentro si deve decidere che cosa si vuole fare per paese”.
Quanto al negoziare, il leader del Pd insiste sulla linea: ”Non scendo di nessuna tacca, le mie proposte sono pronte, non sono contro nessuno ma la famosa tacca della legalità si misura sulle esigenze di questo paese. Ci sarà la legge sulla corruzione e sul conflitto d’interesse così come l’autoriciclaggio”. Porta chiusa, quindi, al Pdl. E probabile porta chiusa all’ipotesi di un governo Bersani.
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