Bersani graffia Renzi: “Loro fanno patto Nazareno e Mediaset guadagna in Borsa”

Bersani graffia Renzi: "Loro fanno patto Nazareno e Mediaset guadagna in Borsa"
Bersani graffia Renzi: “Loro fanno patto Nazareno e Mediaset guadagna in Borsa”

MILANO – “Loro fanno il Patto del Nazareno e Mediaset guadagna in Borsa”.  Così l’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, va all’attacco sull’accordo appena rinnovato tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, sulla legge elettorale.

Intervenendo ad un convegno dell’Area Riformista a Milano, Bersani ha detto:

“Nessuno ha notato che tre giorni fa quando si è rinnovato il patto del Nazareno la Borsa ha segnato il meno 2,9 per cento, mentre Mediaset ha guadagnato il 6%. Se funziona così allora io propongo di allargare il patto a tutte le imprese”

Per l’ex segretario, “non c’è nessun bisogno di nessun patto” per fare le riforme “c’è bisogno di parlare con tutti”. Secondo Bersani, anche se non è questa l’intenzione, c’è il rischio che il patto del Nazareno dia l’idea di “un trasversalismo un po’ paludoso che lascia ai margini chi urla”.

Ma così il Paese “non può funzionare”, serve un bipolarismo vero. E nel caso della legge elettorale la questione dei nominati “resta un punto insuperabile”. La scelta migliore sarebbe quella dei collegi “ma piuttosto che arrivare ai nominati siamo disponibili a discutere delle preferenze”.

Poi, rivolgendosi al segretario-premier, graffia:

“Bisogna confutare l’idea che si è voluto dare che c’è un cavaliere, paladino Orlando, che affronta i mori conservatori. Non siamo frenatori, ma gente che dice che non si fa abbastanza non si va abbastanza a fondo. Non è solo una questione di riforme: nelle periferie ci sono problemi che una politica ridotta a comunicazione non riesce a dare voce. La comunicazione si accorge della periferia solo quando esplode. Senza una politica che vada a mediare sui problemi fuori dai riflettori siamo nei guai”.

E ancora:

“Non ho mai visto un parlamento così disponibile verso il governo: 28 fiducie, che forse arriveranno ad una trentina, in otto mesi”.

Bersani rivendica il partito che, sottolinea, non è certo “nato alla Leopolda”:

“Il Pd è casa nostra sul serio. Non è nato alla Leopolda, ma è stato “un incontro di culture riformiste. Non fra modernizzatori e cavernicoli. E nessuno può permettersi di dare lezioni di innovazioni alla sinistra del governo, se parliamo di fatti e non di chiacchiere.

Certo a volte “la nostra aspirazione incontra difficoltà perché è difficile cantare fuori dal coro quando i cori sono assordanti”. “Però c’è tanta gente disposta – ha aggiunto – Non lasciamola andar via. Cerchiamo di lanciare un messaggio di unità delle culture che si possono richiamare alla sinistra di governo”.

Bersani ha poi parlato della necessità di tornare a mettere al centro della discussione politica il tema economico e non solo la riforma delle legge elettorale. E ha attaccato anche la Fiat e i suoi rapporti con il governo:

“La più grande impresa del Paese va in Olanda e in Inghilterra a beneficio degli azionisti e scorpora la Ferrari indebolendo l’assetto industriale. E riceve solo applausi. Almeno togliamoci la soddisfazione di dire che non ci va bene”.

Una stilettata infine  sul lavoro:

“Sul Jobs Act purtroppo rimettere il dentifricio nel tubetto è difficile. Non era necessario dopo due anni rimettere in mezzo l’articolo 18, ma per spingere il lavoro occorreva puntare piuttosto a rilanciare la produttività come in Germania”. 

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