Pierluigi Bersani che dà dell’indecente a Matteo Renzi, mentre continua a dire no a Berlusconi se non come portatore d’acqua: i lettori della domenica non troverebbero niente di nuovo nelle pagine politiche dei giornali se non fosse per il “fattore Barca” che però non sembra avere scaldato molto gli animi del Partito democratico anche se ha sollevato commenti anche entusiasti dall’esterno del partito. Ma forse dentro le gerarchie sono freddi proprio perché Fabrizio Barca un po’ li rompe a tutti.
Così Giovanna Casadio descrive su Repubblica i sentimenti captati alla manifestazione elettorale romana di sabato con Pierluigi Bersani:
“I fronti interni delle correnti si rompono e si ricompongono. Il manifesto di Fabrizio Barca, il ministro sceso nel campo democratico con una proposta in 99 pagine, attrae ma non coagula per ora consensi. «Mah, mi sembra un tentativo serio di ritorno al Pds, noi però dobbiamo guardare avanti», è la frecciata del renziano Dario Nardella. I cattolicodemocratici hanno già messo le mani avanti: no a ritorni al partito identitario, Tra i bersaniani prevale la preoccupazione per la doppia sfida di Quirinale e governo, e si minimizzano le questioni poste da Barca”.
La situazione non è delle migliori per Bersani, impiccatosi con la doppia corda del
“nessuna marcia indietro sul governo del cambiamento, ma neppure cedimenti verso il ritorno alle urne. È la strada stretta che il segretario propone a un Pd in fibrillazione e diviso”.
E in questa frase c’è tutto il preoccupante senso della derivata presa dal Pd:
“È Nichi Vendola, il leader di Sel, a rilanciarle; a sostenere fino in fondo Bersani «chance di cambiamento » e al tempo stesso a immaginare una mescolanza di Sel con il Pd. «È evidente che si sta per innescare una dinamica congressuale », osserva Francesco Verducci, uno dei giovani turchi”.
Sullo scontro fra Bersani e Matteo Renzi, sul Corriere della Sera, Fulvio Fiano scrive:
“Pier Luigi Bersani sceglie la periferia degradata di Roma per raccontare l’Italia di oggi, quella reale mangiata dalla crisi economica e quella politico-istituzionale in cerca di soluzioni. […] Sembra alleggerito il leader del Pd. Trova anche il modo di fare qualche battuta e strappare delle risate. […] La crisi istituzionale è lontana dalla soluzione, il segretario non lo nasconde, ma c’è spazio per mettere qualche puntino sulle «i».
“E allora, prima bordata per Matteo Renzi: «”Ci vuole dignità” non lo avrei accettato neanche da mio padre — attacca Bersani — ma per il bene del partito starò zitto (lo ripete due volte, coperto da quello che sarà il più caldo applauso dei presenti, ndr). L’arroganza umilia chi ce l’ha».
“Riepilogato il fallito tentativo di formare il governo, parte la seconda bordata per il sindaco di Firenze: «Indecente chi lancia gli appelli al “fate presto”, perché dovrebbe sapere che con la situazione istituzionale attuale non c’è la possibilità di formare un nuovo governo finché non verrà eletto il nuovo capo dello Stato. Con questo qualunquismo, ci ritroviamo Grillo al 70%».
Poi tocca a Berlusconi:
«Non cedo al governissimo e sono stufo di sentirmi accusare di dire no perché “Berlusconi mi fa schifo”. Ci sono motivi ben precisi che vanno spiegati. E cioè che un esecutivo con Berlusconi non sarebbe la soluzione dei problemi, ma anzi ne aggraverebbe le cause: la demagogia delle frottole che ha dominato negli ultimi 10 anni».
Stile comizio dei bei tempi:
«Demenziali e rovinose panzane di una politica attorcigliata sugli interessi di qualcuno. Ma voi mi vedete in un governo con Brunetta e Gasparri?».
Ce ne è anche per Beppe Grillo:
“Il Movimento 5 Stelle «predicava» il cambiamento ma ora sbatte le porte e «paventa “l’inciucio di B&B”. Ma così si va avanti nella distruzione del Paese»”.
Quirinale:
«Governo e presidente della Repubblica sono due cose diverse, non ci possono essere scambi. La Costituzione impone una personalità che gode del più ampio consenso possibile e ci muoveremo sulla linea di una ricerca onesta fino a prova contraria per individuarla».
Nomi, commenta il Corriere, non ne fa.
Per Giovanna Casadio, su Repubblica, Bersani attacca Renzi ma non lo nomina esplicitamente:
«Qualcuno di noi, di noi… mi ha detto che ci vuole dignità. Io una frase così non l’avrei accettata nemmeno da mio padre, ma per il bene del partito sto zitto».
E ancora:
«L’arroganza umilia chi ce l’ha».
Giovanna Casadio deduce:
“L’arrogante è il sindaco “rottamatore” che ha spezzato da giorni gli indugi e critica la linea bersaniana, il governo di minoranza che per nascere e sopravvivere avrebbe bisogno di voti sparsi dei grillini o del centrodestra. Renzi ha rimproverato il leader democratico: «Ti fai umiliare dai 5Stelle». Bersani ha covato l’irritazione, e infine è esploso”:
«è indecente dire si faccia presto, di qualunquismo in giro ce n’è già troppo».
L’atmosfera, in questa zona di periferia estrema di Roma, un po’ per la primavera e un po’ per il clima politico. Scrive Giovanna Casadio:
“I militanti e simpatizzanti del Pd lo incitano ad andare avanti sul governo del cambiamento: “Nun cede a Berlusconi”, gli gridano. In prima fila un cartello invita Berlusconi: “Vattene in pensione, tu che puoi”. Bersani è a suo agio”.
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