Bersani e lo share: perché va poco in tv? Perché gli ascolti calano

Pubblicato il 24 Gennaio 2013 - 10:31| Aggiornato il 5 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nei sondaggi è indubbiamente in vantaggio, le probabilità che vinca le elezioni sono altissime. Eppure quando Pierluigi Bersani va alla prova tv, il telespettatore non lo premia, anzi. La verità, share alla mano, è che chi guarda la tv preferisce cambiare canale. Ecco spiegato perché il segretario Pd non è presenzialista sulle reti come i suoi sfidanti. Il confronto lo fa il Fatto Quotidiano prendendo spunto dai dati di share del programma Ballarò che ha ospitato, a distanza di una settimana, prima Bersani, poi Mario Monti.

E’ vero che quando Bersani era in tv su Rai Due c’era una partita. Ma i risultati parlano chiaro: parte dal 20% ma scende al 15%, si riprende e riscende ancora, fino a stabilizzarsi di nuovo al 20%. Insomma un andamento ciclico (inizia e conclude sempre al 20% di share) ma con intoppi di ascolti e cali di attenzione notevoli. E Monti? Monti ha un andamento lineare invece: inizia a parlare e totalizza il 20% di share. Cresce lentamente ma inesorabilmente e a fine intervento è al 30% di share.

Una spiegazione c’è: Bersani è conosciuto da pubblico, è dato per vincente da mesi. Monti invece è “nuovo” nella sua veste di politico e di sfidante alle elezioni, ovvio ci sia più curiosità. Francesco Siliato, professore di massmediologia intervistato dal Fatto Quotidiano, spiega: “Monti rappresenta la novità, l’uomo da studiare, ma ha saputo sfruttare la sua popolarità per far correre la sua propaganda. Bersani è molto più familiare, da anni viene visto di qua e di là e il suo pensiero, a parte la competizione elettorale, risulta noto a chi lo ascolta. Nessuno dei due è un mattatore televisivo ma in questo periodo il professore in video è più forte del segretario”.