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Bersani smacchia Berlusconi, Grillo arringa Milano. Giannino mesto, si ritira?

di Emiliano Condò |16 Luglio 2022 15:34

ROMA – Silvio Berlusconi  e Pier Luigi Bersani a faccia a faccia si stringono la mano e si scambiano battute su giaguari da smacchiare e auguri, assai poco ben auguranti, di “buone elezioni”. Beppe Grillo, intanto, si prende il cuore di Milano, porta in Piazza Duomo Dario Fo per quella che ha il sapore di una (ben riuscita) prova generale dello spettacolo finale, quello che andrà in scena a Roma il 22 febbraio. Mario Monti, per ora, se ne sta un po’ a guardare mentre Oscar Giannino, il giorno dopo lo scoppio del caso del master tarocco pensa mestamente al passo indietro.

Quando il calendario ci ricorda che di giorni al voto ne mancano quattro, i contendenti principali, insomma, sembrano prendere un momento di pausa, una sorta di  respiro in attesa dell’affondo finale. Fa eccezione, suo malgrado, Oscar Giannino. La sua campagna elettorale, infatti, rischia di finire con qualche giorno di anticipo già mercoledì. Si riunirà il direttivo di Fare per decidere il suo destino politico dopo il caso master.

Registriamo, per ora, curiosa contraddizione. Fare per fermare il declino è movimento ideato da Giannino e da Giannino diretto. Grazie a Giannino ha raccolto le firme e più di un milione di euro per i fondi. Fare, piccolo o grande che sia, è Oscar Giannino. Che un movimento scelga il suicidio politico a tre giorni dal voto dimettendo se stesso è quantomeno curioso. E’ vero, in Germania basta una tesi scopiazzata. Ma neppure Fare è Germania. E quindi, il dubbio che alla fine Giannino resti al comando è quantomeno lecito. E così risolve la questione Dagospia, parlando di passo indietro “farsa”. Una “toppa” peggiore del buco, secondo il sito di Roberto D’Agostino. Mercoledì si saprà di più. Sta di fatto che in serata Giannino conferma e spiega che si presenterà “dimissionario”. Tradotto, pronto a rinunciare al seggio in caso di elezione. Intanto sulla questione torna chi la ferita ha aperto. Ovvero Luigi Zingales, il fuoriuscito denunciatore del master inesistente. Che ora “non vuole si speculi su una vicenda triste”. Curioso visto che la vicenda triste l’ha tirata fuori lui.

Mentre Giannino rincula e medita Beppe Grillo urla a tutti di arrendersi. Non si rivolge a Giannino, si rivolge a tutti e lo fa da una piazza Duomo piena come un uovo. Non lo introduce, almeno non ancora, Adriano Celentano ma un rap.  Perché Celentano? Perché in rete spopola una sua canzone presunta grillina. A sentire il testo, qualcosa più di presunta. Nel titolo, “ti fai del male” e nel testo: “C’è un’onda nuova che è partita dal niente / E come una valanga sta avanzando come un ciclone / Per abbattere il marcio della nazione”. Bastano tre righe per non stupirsi a immaginare Celentano in corpo, anima e pause presente sul palco di Grillo per il mega comizio conclusivo di piazza San Giovanni. Solo suggestione. Mentre invece è reale la presenza di Dario Fo al comizio milanese di Grillo. Il Nobel ci torna dopo qualche mese. L’ultima volta era stato là per la vittoria con rimonta gloriosa di Giuliano Pisapia.

Il resto è Beppe Grillo in piazza: uno tsunami di parole, proposte e improperi. Contro la puzza di naftalina che in piazza ha lasciato il centrosinistra e contro partiti morti. E contro Berlusconi “mastrolindo”, perché credere in lui è come credere nell’omino pelato del detersivo che esce dalla lavatrice.

Poco prima di Grillo era toccato a Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi. I due si sono annusati, salutati e sfiorati nella sede del Corriere. Erano arrivati ognuno per la sua intervista d’ordinanza. Bersani prima, Berlusconi poi. Tutto secondo copione. Solo che quando uno esce l’altro entra. E i due sbattono l’uno sull’altro. Tutto a telecamere del Corriere rigorosamente accese. Se sei ingenuo ti aspetti sguardi torvi e vetriolo. Se sei ingenuo. Perché succede prevedibilmente altro: i due di salutano, sorridono, si stringono la mano. Addirittura scherzano. La notizia vera è che la battuta migliore la piazza Bersani che propone al giaguaro  Berlusconi “una smacchiatina”. D’accordo, non è sua, è di Crozza. Ma non si può avere tutto dalla vita.

Berlusconi, invece, si affida alle lettere. Non e-mail, le care vecchie lettere che arrivano per posta. Le stanno ricevendo tanti italiani e promettono un modulo per avere indietro i contanti dell’Imu. C’è un dettaglio: bisogna prima votare Berlusconi…

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