«La Protezione Civile non va riorganizzata e tanto meno trasformata in società per azioni (Spa), ma va sfruttata tutta l’esperienza di quest’anno durante il quale ci siamo dovuti confrontare con il terribile terremoto dell’Aquila, con l’incidente ferroviario di Viareggio e anche con l’alluvione di Messina».
Insomma, al capo del Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso l’ipotesi di una “Spa” non piace e «la possibilità che la Protezione civile sia in via di privatizzazione, come ipotizzano alcuni organi di stampa, sono solo chiacchiere – dice – e noi ci occupiamo di fatti». Del resto la protezione civile «non può che essere pubblica».
Il Dipartimento della protezione civile non smentisce il ministro Vito ma esclude la creazione di una Spa spiegando che non si è mai parlato della trasformazione in Spa della Protezione Civile nazionale, «ma della possibilità che si costituisca una società in house con compiti strumentali rispetto alle finalità della Protezione civile».
Quello che ne verrebbe fuori, in pratica, sarebbe un tipo di società a capitale interamente pubblico, che si occupa della gestione di reti ed erogazione di servizi pubblici locali: tuttavia, sul web, c’è che scrive che «in una Spa con capitale totalmente pubblico, cioè Spa in house, tra pubblica amministrazione e società concessionaria sorge un rapporto di netta e sostanziale alterità, nel quale il controllo si riduce a profili di carattere esclusivamente formale dato che la società tende, per sua natura, a esercitare poteri che evidenziano la sua autonomia nei confronti degli azionisti», quindi con la creazione di una società in house che avrebbe compiti strumentali, si costituirebbe comunque qualcosa che ha a che fare col diritto privato che agirebbe in maniera distinta rispetto all'”azionista Protezione civile”.
Bertolaso in realtà un’idea precisa di come si dovrebbe intervenire sul suo dipartimento ce l’ha: «Si tratterebbe semplicemente di mettere a frutto le esperienze accumulate per garantire un ruolo migliore ai funzionari che vi lavorano, e strutture di riferimento operative che siano le più flessibili possibile nei vari settori». Meglio parlare quindi di crescita che va di pari passo all’esigenza, emersa a Bruxelles al terzo Forum europeo per il settore, «di avere più Europa a sostegno della protezione civile, ma anche di passare – come ha spiegato Pia Bucella, direttore generale alla Commissione Ue – dall’idea di assistenza a quella di presa di coscienza e responsabilizzazione dei cittadini nei confronti delle catastrofi».
Bertolaso, accolto dal moderatore del Forum come “una leggenda nel campo della Protezione civile” come riportato dall’Ansa, ha chiesto che in Europa «ci sia un migliore leadership: persone che siano capaci di prendere decisioni e non solo di indire riunioni». La dura realtà di una catastrofe – come è stato il terremoto in Abruzzo – ma anche il grande sforzo di ricostruzione realizzato, è possibile riviverlo a Bruxelles, nel cuore delle istituzioni comunitarie, dove la Protezione civile italiana ha innalzato una grande tenda, visitata ormai da centinaia di persone.
Tra loro l’ambasciatore d’Italia in Belgio, Sandro Maria Siggia, che ha sottolineato come la tecnologia antisismica, di cui l’Italia è leader, incide solo per il 3-4% su un edificio di appena tre piani, ed è a costo zero per uno di cinque. All’interno della grande struttura, i visitatori possono salire su una piattaforma sismica che riproduce esattamente le scosse di terremoto avvertite in Abruzzo. Bertolaso ha ammesso: «Ho un sogno, vorrei che tutti i ministri delle Finanze europei vi salissero sopra per rendersi conto di cosa significhi un terremoto e capire che bisogna investire molto di più nella prevenzione».
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