Bocchino: “Il federalismo sia solidale o diremo di no”

Italo Bocchino

Lo aveva già spiegato in un’intervista esclusiva a BlitzQuotidiano e lo ha ripetuto nel salotto televisivo di Klaus Davi su YouTube: per Italo Bocchino il federalismo non è obbligatorio. Si può e si deve fare ma a determinate condizioni:  “Se il federalismo, che comunque noi vogliamo, deve dividere in due l’Italia ripartendo il Paese in zone a due velocità, noi non siamo d’accordo e a quel tipo di federalismo diciamo no”.

Parlando a Klaus Condicio Bocchino ha spiegato: “Se si votasse a scrutinio segreto la nostra posizione, cioè sì ad un federalismo che non riduca l’Italia a un Paese a due velocità, sarebbe maggioritaria nel Pdl”.  “Siamo convinti – ha insistito il deputato ‘finiano’ – che se si votasse senza condizionamenti la nostra tesi sul federalismo solidale e sul piano per il sud sarebbe maggioritaria. Ci sono fette all’interno della Pdl che cominciano a condividere le tesi della nostra battaglia. Il nostro obiettivo non è dividere ma contaminare il partito con tesi che riteniamo giuste e condivisibile. Puntiamo pian piano ad aggregare consensi”.

“Sono dell’avviso – ha aggiunto Bocchino – che con il passaggio al federalismo si debba definire un costo standard tenendo conto delle regioni più deboli. Non solo: è auspicabile che con certi provvedimenti non si trasferisca la proprietà di beni che hanno un valore senza trasferire il debito che garantisce questo valore. Nel caso del federalismo demaniale è positivo il trasferimento di beni demaniali dallo Stato alle regioni ma dobbiamo essere consapevoli che quei beni sono a garanzia del debito, di quel patrimonio dello stato che consente, con successo, la vendita dei Bot in ogni asta. Così rischiamo di trasferire il credito, senza trasferire il debito”.

Sulla proposta di ridurre gli stipendi ai parlamentari il deputato ha precisato:  “Anche se ci tagliassimo il 50% dello stipendio – e lo ritengo giusto poiché sarebbe un atto simbolico forte – con il nostro contributo risparmieremmo solo 60 milioni di euro rispetto ai tagli che ci accingiamo a fare di 26 miliardi di euro. Cioè niente. Ma ciononostante lo ritengo un atto necessario anche se è una goccia d’acqua in un mare”.

Al di là dei tagli Bocchino non accetta però che si parli di politici ‘fannulloni’ assicurando che ci sono “parlamentari che lavorano anche 13 ore al giorno. Certo, non tutti – ammette – ma molti sì. Per questo non è bello che passi un messaggio che li descriva come fannulloni che si impegnano solo 16 ore alla Camera e 9 al Senato. Siamo un po’ come gli insegnanti: si considerano solo le ore di lezione, ma poi non si dice il resto, non si calcola il lavoro sul territorio, il lavoro per il partito, l’impegno per le commissioni parlamentari”.

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