Bocchino racconta la destra in un libro: “Fini voleva Alemanno in Fli” e “litigò con Berlusconi per il Colle”

Italo Bocchino

ROMA – Parla di La Russa, Alemanno, Feltri, Cicchitto, Verdini. Della guerra tra Fini e Berlusconi e dei suoi protagonisti. Italo Bocchino racconta l’ultima guerra nel centrodestra, nel suo libro “Una storia di destra”, edito da Longanesi. Il libro è un’autobiografia politica in cui ci sono delle rivelazioni: “Fini voleva Alemanno in Fli” e “litigò per Berlusconi per il Colle”.

Nel suo libro Bocchino parla degli attacchi arrivati dai giornali del premier. Il vicepresidente di Futuro e libertà ne è certo: il premier sa esattamente, ogni giorno, cosa l’indomani uscirà sulle colonne del Giornale, anche se continua a professare la sua estraneità, persino di fronte ai suoi più stretti collaboratori. Bocchino racconta che il giorno prima che il quotidiano pubblicasse un attacco contro sua moglie il Cavaliere si era lasciato scappare davanti a un comune conoscente una frase rivelatrice: “Vedrai domani che attacco farà il Giornale alla sua famiglia”. Non era un giorno qualunque. Era il giorno in cui il politico veniva “deposto” da vice capogruppo del Pdl alla Camera, dopo settimane di liti, dibattiti e telefonate infuocate tra lui e gli emissari del premier.

Tra l’altro, la scelta di mettere Vittorio Feltri alla direzione del Giornale è stata tra le cause della rottura tra Fini e Berlusconi, questo Bocchino lo afferma senza dubbi e narra che anche molti fedelissimi del premier ne erano certi, ancor prima che ciò avvenisse. Saputa la notizia, Fabrizio Cicchitto gli confidò profetico: “Vedrai che questa scelta comprometterà il governo”.

Bocchino racconta inoltre che dopo numerose mediazioni Berlusconi disse a Fini di prendere un appuntamento con i coordinatori del partito per illustrare loro le nuove linee guida. Ma i coordinatori, dietro ordine dello stesso presidente, non si fecero mai trovare.

Tra i racconti compare anche l’episodio inedito di un pranzo tra i leader all’Hotel De Russie, sfociato in una lite furibonda. E molto si parla del ruolo che hanno avuto in questa vicenda i coordinatori del partito. Si dice del “buon” Verdini, che tanto si è speso – inutilmente-, per favorire la pace ai vertici del Pdl. O di La Russa, tra i più accesi sostenitori della cacciata di Fini dal partito, nonostante Fini fosse certo che il “colonnello” lo avrebbe seguito.

Non è stato il solo a deludere il leader. Anche la scelta di Alemanno di restare nel Pdl è stata per il presidente della Camera un’amara delusione, proprio Alemanno, che poteva diventare suo erede naturale. “Una scelta incompresibile”, secondo Bocchino. Ma tant’è. Questa è la politica, bellezza.

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