Bologna. No Matteo Salvini al campo rom: Comune, Pd e partigiani contro la visita

Bologna. No Salvini al campo rom: Comune, Pd e partigiani contro la visita
Bologna. No Salvini al campo rom (nella foto lo schiaffo al consigliere leghista)

BOLOGNA – No Salvini al campo rom: Comune, Pd e partigiani contro la visita. Sabato scorso il consigliere comunale leghista Lucia Borgonzoni aveva rimediato uno schiaffone durante una visita al campo nomadi di via Erbosa: provocazione e incidente, per questo la città vuole impedire che Matteo Salvini (che l’ha confermato) torni al campo rom sabato prossimo.

Per città si intendono prima Pd e Sel, quindi l’Anpi (l’associazione dei partigiani), infine il Comune che ricorda come al campo nomadi, per regolamento, possono essere autorizzati ad entrare solo i consiglieri comunali nell’esercizio delle loro funzioni. L’associazione Nazione Rom ha chiesto invece un incontro preliminare con Salvini.

Se Pd e Sel chiedono a questore e prefetto di bloccare l’iniziativa (“va vietata perché contrasta con le minime norme di decenza”), i partigiani hanno ricordato come e perché nacque il campo nomadi, “assegnato nel 1991 dall’allora sindaco Renzo Imbeni ai sinti italiani, parenti delle vittime della strage di via Gobetti del 23 dicembre 1990, crimine commesso dai banditi della banda della Uno bianca“.

Salvini: “Sabato ci sarò”. Non si scompone il leader della Lega Nord. “Pd, associazioni Rom e perfino l’Anpi Bolognina – scrive su Facebook – chiedono al prefetto di Bologna di impedire la mia visita al campo rom di via Erbosa, in programma per sabato mattina alle 11. Ovviamente, sabato io ci sarò. E aggiunge un post scriptum: «Nel 2013 il Comune (quindi tutti i cittadini) ha pagato ai Rom le bollette di luce e acqua, oltre 130.000 euro regalati. Vi pare giusto?”

Il regolamento del Comune. Il divieto alla visita, tuttavia, è già scritto nel regolamento comunale.

Chi non è consigliere comunale non può recarsi in visita nei campi nomadi per evitare di violare la privacy degli ospiti; e per fare riprese ci vuole l’autorizzazione, cosa che non è stata chiesta lunedì scorso in occasione del primo sopralluogo di esponenti del Carroccio sfociato in una aggressione ai danni di Lucia Borgonzoni (lo stesso consigliere che due anni propose il censimento dei musulmani praticanti in città, una specie di schedatura, ndr.).

Non si può, viene ricordato, visitare un campo senza avvisare che ci sono degli accompagnatori, come Borgonzoni assieme al candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra Alan Fabbri. Semaforo rosso, dunque, per Matteo Salvini, deciso a presentarsi in via Erbosa sabato mattina. Inoltre fare riprese audio e video e diffonderle sui social (come è successo lunedì) pone proprio «il rischio di violare il diritto alla riservatezza degli utenti della struttura», contemplato dal Regolamento del Consiglio comunale di Bologna.

 

 

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