Bologna. Soldi alle materne private, il referendum spacca la città

BOLOGNA – Bologna. Soldi alle scuole materne private, il referendum spacca la città. Mancano 40 giorni al voto del 26 maggio che ha già diviso Bologna, una consultazione che rischia di deflagrare nella città “rossa” per eccellenza. Da una parte c’è il sindaco del Pd Merola, che incarna la storica posizione del partito (esito del lungo dialogo cattolici-progressisti) spalleggiato dalla Curia e e dal Pdl: il finanziamento da un milione di euro alle scuole materne private resta (a prescindere dall’esito del voto, minaccia il sindaco).

Dall’altra parte c’è lo schieramento “laicista” che, anche contro la volontà del Partito Democratico, è in grado di mobilitare militanti genericamente di sinistra e intellettuali sensibili all’opzione pubblica: quel milione l’anno che esce dalle casse comunali verso materne e asili paritari deve essere ritirato e destinato a un altro indirizzo, le scuole materne comunali pubbliche. Questo squadra può contare sul sostegno di grandi nomi della cultura e della scienza come Margherita Hack, Salvatore Settis, Angelo Guglielmi, Sabina Guzzanti, Moni Ovadia, Stefano Rodotà. Il gruppo di scrittori celato dietro il nome collettivo Wu Ming sta facendo grossa opera di proselitismo sulla rete.

Sulla quale si registra se non l’assenza, senz’altro moderazione e cautela da parte del Movimento 5 Stelle, favorevole al referendum, ma freddo sull’opzione pubblica (il capogruppo M5S è per una riduzione del finanziamento non per l’abolizione). La partita in ogni caso sta assumendo un significato simbolico che va oltre una destinazione di risorse pubbliche in realtà abbastanza limitato. Gli asili cattolici finanziati a Bologna sono 25 (su 27 scuole paritarie) e lo sono ormai dal 1994.

Ai referendari non interessa più di tanto che solo un centinaio di bambini sia rimasto in lista d’attesa per essere iscritto a un posto (all’inizio dell’anno era 400) o che negli asili paritari ci sarebbero un centinaio di posti disponibili ma la domanda è scarsa. Per loro ciò che importa è l’articolo 33 della Costituzione e cioè libertà di insegnamento ma “senza oneri per lo Stato”. Chi vuole mantenere lo status quo predica realismo (politicamente l’accordo con i cattolici paga) ma deve temere l’approccio ideologico della questione e l’abbraccio interessato del Pdl. Se cade la giunta Merola a Bologna il botto avrebbe conseguenze anche a Roma.

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