ROMA – Stefano Bonaccini al 51% circa, Lucia Borgonzoni al 43% circa. In Emilia-Romagna il vento affluenza ha soffiato sulla vela di Bonaccini. Il governatore uscente ha battuto la sfidante leghista. Un dato: nelle ultime settimane tutti i sondaggisti davano la Borgonzoni in rimonta. Nelle ultimissime ore, molti sondaggisti davano per possibile il sorpasso della candidata salviniana nei confronti del presidente uscente. Ma i sondaggisti non potevano prevedere che l’affluenza sarebbe raddoppiata rispetto alle ultime elezioni regionali. E tra quelli che sono tornati a votare, molti hanno votato Bonaccini. Anzi, molti hanno votato contro Salvini.
Molti delusi di sinistra, molti di quelli che hanno votato magari M5s nelle ultime tornate (politiche, europee, amministrative) si sono ricompattati attorno al Pd, attorno al maggior partito di sinistra (se di sinistra si può ancora parlare), per non far vincere il sovranismo, per non far vincere un candidato così smaccatamente di destra. Perché in Emilia-Romagna (forse), la destra destra è ancora tabù.
Forse anche il movimento delle Sardine (che in Emilia-Romagna è nato e qui ha le radici più profonde) è servito a smuovere le coscienze di un elettorato (democratico? Progressista? Post-comunista?) ormai sopito da tempo. Ma si tratta sempre di un voto contro: le Sardine sono nate contro Salvini e questo voto sembra molto un voto contro il leader leghista. Un voto di paura, paura di perdere questo ultimo baluardo rosso.
Il Pd può tirare un sospiro di sollievo. Ma alzi la mano chi pensava, 2 o 3 anni fa, che un candidato leghista sarebbe arrivato così vicino alla vittoria nella Rossa Emilia.