Sfiducia a Bondi: si va verso un rinvio, insorge l’opposizione

È iniziata alla Camera la discussione delle mozioni di sfiducia nei confronti del ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi. I testi sono due, uno a firma Pd-Idv e l’altro Terzo polo. Sulla carta le mozioni dovrebbero essere votate tra mercoledì e giovedì, ma si profila uno slittamento. L’Udc martedì chiederà ufficialmente alla conferenza dei capigruppo di spostare il seguito dell’esame alla prossima settimana, in modo che non coincida con la votazione del documento sulla persecuzione dei cristiani che si terrà il 27 gennaio al Consiglio d’Europa.

Il calendario del voto sarà fissato proprio martedì e se tra i rappresentati dei diversi gruppi non si dovesse raggiungere l’unanimità la decisione spetterà al presidente della Camera, Gianfranco Fini. L’Idv ha già ha annunciato l’adesione all’istanza dell’Udc. “Non ci opporremo sicuramente”, ha spiegato il vicecapogruppo Antonio Borghesi, “la richiesta è ampiamente motivata”. È “probabile” che anche il Pdl dià il suo via libera allo spostamento, hanno spiegato fonti del gruppo, anche se il presidente dei deputati pidiellini, Fabrizio Cicchitto, si era detto “personalmente” contrario. Non si è invece ancora pronunciato il Pd. Si deciderà domani, in base alla discussione in capigruppo, hanno riferito fonti dei democratici.

Quanto alle posizioni, restano invariate. Pd e Idv ritengono che il ministro debba farsi da parte, soprattutto dopo le vicende dei crolli di Pompei e le polemiche sui tagli ai fondi per lo spettacolo. Ancora oggi Giovanna Melandri, che in era stata ministro dell Cultura nel governo di centrosinistra, ha attaccato la maggioranza su questo tema: “Dietro all’operato di Bondi c’é un autentico disegno di questo governo”. La Melandri si è riferita alle dichiarazioni dei ministri Renato Brunetta e Giulio Tremonti, in particolare quest’ultimo che ha sostenuto che “con la cultura non si mangia”.

Quanto alle posizioni, restano invariate. Pd e Idv ritengono che il ministro debba farsi da parte, soprattutto dopo le vicende dei crolli di Pompei e le polemiche sui tagli ai fondi per lo spettacolo. Ancora oggi Giovanna Melandri, che in era stata ministro dell Cultura nel governo di centrosinistra, ha attaccato la maggioranza su questo tema: “Dietro all’operato di Bondi c’é un autentico disegno di questo governo”. La Melandri si è riferita alle dichiarazioni dei ministri Renato Brunetta e Giulio Tremonti, in particolare quest’ultimo che ha sostenuto che “con la cultura non si mangia”. “Noi siamo convinti che la cultura in Italia non sia solo rose – ha detto la deputata del Pd – ma anche pane, una delle poche risorse non delocalizzabili di questo Paese che dovrebbero essere messe al centro della politica”.

Fabrizio Cicchitto, dal canto suo, aveva bollato la mozione come “un’ulteriore forzatura rispetto a una situazione di per sè già molto tesa e molto seria”. E ancora: “Una mozione ad personam che è stata preceduta da ben due voti di fiducia al governo e che quindi rientra in una logica di personalizzazione e demonizzazione dello scontro”. Il Terzo polo aveva presentato una sua mozione di sfiducia, distinta da quella dei gruppi di centrosinistra, ma si era detto pronto a rivedere la propria posizione qualora il ministro avesse accettato una serie di interventi “riparatori” basati sostanzialmente su un maggiore finanziamento e un ritorno alla centralità delle iniziative culturali nelle politiche di governo.

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